Il commento Scacciamo lo spettro 2004

(...) a Milano Guido Podestà dovrà andare al ballottaggio: pur avendo staccato Filippo Penati di quasi dieci punti, per poche migliaia di maledettissimi voti non ce l'ha fatta a passare la fatidica soglia del 50% e adesso il suo cammino è improvvisamente in salita. I numeri restano senz'altro a suo favore, Berlusconi lo ha personalmente rassicurato, ma incombe sulla contesa lo spettro del 2004, quando Ombretta Colli, pur avendo chiuso in netto vantaggio nella prima votazione, finì col perdere il ballottaggio.
Sulla carta, Podestà resta il grandissimo favorito: riuscirà senz'altro a recuperare il grosso del voto dei Pensionati, che se non ci fosse stata di mezzo Elisabetta Fatuzzo gli sarebbero bastati per vincere. Può tentare - seguendo anche le indicazioni di pezzi grossi del partito come Alemanno e Cicchitto - un apparentamento con l'Udc, il cui candidato Marcora ha superato il 3 per cento e perciò rappresenta l'ago della bilancia: dopo tutto il partito di Casini è in giunta sia al Comune, sia alla Regione, e una convergenza su Podestà sarebbe nell'ordine naturale delle cose. Può sicuramente contare sui pochi, ma potenzialmente decisivi, voti andati a Forza Nuova e Norddestra. Ma, in pratica, le cose non sono così semplici. Anzitutto, tra il primo e il secondo turno delle elezioni amministrative, tra le elezioni della prima e della seconda metà di giugno, l'assenteismo tende a crescere di diversi punti, e l'esperienza ci insegna che esso è maggiore nelle file del centrodestra che in quelle del centrosinistra. In secondo luogo (ma forse ancora più importante) c'è il problema degli elettori leghisti, che domenica gli hanno dato circa un quarto dei suoi voti: il segretario provinciale del Carroccio, Matteo Salvini li ha infatti invitati a non recarsi ai seggi il 21 e 22, per sottrarli alla tentazione di votare anche per i referendum sulla legge elettorale cui Bossi vuol far mancare il quorum. È stata una presa di posizione avventata e possibilmente autolesionista, perché in caso di vittoria anche la Lega sarebbe partecipe dei benefici. In considerazione di questo, è probabile che Bossi stesso, magari su sollecitazione di Silvio Berlusconi, finisca con l'emanare un contrordine. Ma il male è ormai in parte fatto, perché certamente a quest'ora un po' di elettori leghisti avranno fatto dei piani alternativi.
Per fortuna di Podestà, le possibilità di Penati di recuperare quel 10 per cento di voti che gli mancano per raggiungere la maggioranza sono limitate. Il suo impegno a non imbarcarsi più in coalizioni ingovernabili è stato così esplicito, che un apparentamento con i seguaci di Massimo Gatti (poco più del 3%) è quasi da escludere; e altri serbatoi cui attingere non ce ne sono.


Il doppio traguardo di fare bottino pieno in Lombardia e di riunire le tre amministrazioni locali, Regione, Provincia e Comune, sotto le bandiere del centrodestra - essenziale soprattutto per la preparazione dell'Expo - resta perciò perfettamente raggiungibile: richiederà però altre due settimane di impegno assoluto da parte dei partiti, e una disciplina da parte degli elettori che - come dimostra l'elevato tasso di astensioni già al primo turno non è sempre nel Dna del Pdl.

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