Ormai, ogni domenica, è un appuntamento fisso, quasi una rubrica settimanale. Sul Secolo XIX escono articoli di «anticipazioni» su quello che sarà il candidato sindaco del centrodestra il prossimo anno. Poi, il giorno dopo - rubrica del lunedì, stavolta - escono articoli in cui i diretti interessati dicono che non passa loro nemmeno per lanticamera del cervello di candidarsi a sindaco di Genova per il Pdl.
La colpa, ovviamente, non è del Secolo XIX, che si limita a fotografare quello che vede e sente, così come noi. E che il Secolo non ha colpa lo dico tranquillamente io che spesso e volentieri non condivido ciò che scrivono in piazza Piccapietra, ma che riconosco al direttore Umberto La Rocca alcune caratteristiche: quelle di essere un ottimo professionista, un gran lavoratore e una persona perbene. Il che, credetemi, a queste latitudini, non è poco.
La colpa, quindi, è di qualcun altro. Ed è di chi - nel Pdl - lascia girare nomi improbabili. Gente che non ha mai pensato di candidarsi e che espone il partito a una serie di rifiuti che fanno pensare a una battaglia perdente in partenza. Si è cominciato con lex procuratore capo Francesco Lalla, ottimo magistrato, persona perbene e capace, che sarebbe stato un gran candidato, anche perchè moderato e non ultrà di centrodestra, caratteristiche che lo renderebbero potabile allelettorato genovese. Piccolo particolare: a Lalla la candidatura non interessava per nulla e stamani il consiglio regionale lo eleggerà nuovo difensore civico della Liguria. Quindi, a Tursi ci andrà sì, ma solo per i saluti e le visite di cortesia.
Secondo nome uscito, domenica, quello di Giovanni Gambardella, ex manager delle Partecipazioni Statali che, recentemente, aveva espresso il suo desiderio di occuparsi della cosa pubblica. Ma che, a strettissimo giro di posta, ha precisato che la corsa a sindaco di Genova non gli interessa per nulla.
Dal desiderio (di Gambardella) a Desiderato (Marco) cambiano poche lettere, ma non la morale: lex presidente della finanziaria regionale Filse, che pure non mi sembra una macchina da voti e che ha lasciato la politica attiva da parecchio, è stato evocato pure lui fra i papabili. Ma, anche in questo caso, fumata nera. Fortunatamente non gli interessa proprio.
Stesse caratteristiche per la famiglia di costruttori Viziano: nè papà Davide, nè sua figlia Nicoletta, che pure è una buona guida per i giovani industriali, sembrano in grado di trascinare masse popolari in piazza in nome loro per liberare Tursi dagli oppressori «komunisti!». E, soprattutto, onestamente, hanno fatto sapere che nemmeno ci pensano, visto che lavorano anche con il Comune e quindi non sarebbe sano abbandonare la loro attività aziendale per conflitto di interessi.
Diverso ancora il discorso su Duccio Garrone. Gianni Plinio, Giorgio Bornacin ed il ministro Altero Matteoli glielhanno chiesto domenica allo stadio. Ma Garrone - che pure fra i nomi girati finora è quello che si impegna di più per la città, anche con la straordinaria attività della Fondazione guidata da Paolo Corradi - ha due handicap: il primo è che non è propriamente di centrodestra, anzi. Imprenditore illuminato, ma non di centrodestra. Il secondo è che il calcio non lo aiuterebbe, anzi.
Insomma, meglio ripartire da Cassinelli, Rosso, Vinai, Della Bianca o da un volto nuovo. Con lobiettivo di arrivare al secondo turno. E giocarsela sul serio. Ma basta sparare nomi a caso. Anche perchè, fra sparare e sparire, la differenza è minima.
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