Commercio estero, c’è la riforma: sportello unico e stop agli sprechi

Urso: «Daremo più efficienza e nuovi compiti a Ice e Simest»

da Roma

Dopo la svolta «anti fannulloni» di Renato Brunetta nella Pubblica amministrazione, arriva anche lo stop all’internazionalizzazione «fai-da-te» di Regioni e Camere di commercio. È questo l’obiettivo del ddl su sviluppo e internazionalizzazione che il ministero dello Sviluppo economico ha inserito nel piano triennale che sarà approvato oggi
In particolare, il testo prevede una delega al governo per la stesura, entro diciotto mesi dall’approvazione, di un testo unico sul commercio internazionale che accorpi le oltre trecento norme che regolano il settore, alcune delle quali risalenti al 1800. Ma c’è di più: il governo conta anche di riformare gli enti che operano in questo ambito. Si tratta dell’Ice, l’Istituto per il commercio estero, e della Simest, la finanziaria per la promozione delle imprese italiane fuori dai confini nazionali. Ultima ma non meno importante la riproposizione dello Sportello unico per l’internazionalizzazione, lanciato dal precedente governo Berlusconi e archiviata in tutta fretta da Romano Prodi.
I risparmi al momento non sono precisamente quantificabili, ma è ipotizzabile che si tratti di cifre consistenti. Lo Sportello unico, infatti, riunisce in un solo organismo, di norma presso le ambasciate, tutti i servizi utili alle Pmi italiane che intendono svilupparsi all’estero. Quindi meno spese per le varie sedi di Ice e di Simest laddove non siano già operanti presso gli uffici esteri della Farnesina. Ma, soprattutto, si preannuncia un giro di vite sulla tendenza delle Regioni a operare come veri e propri governi autonomi e anche al proliferare delle Camere di commercio all’estero, molto spesso veri e propri doppioni dell’Ice.
In questa direzione può essere interpretata anche la norma che affida a Simest la gestione dei fondi regionali per l’internazionalizzazione. La società diretta da Massimo D’Aiuto potrà assumere partecipazioni in nuove imprese fino al 70% del capitale (attualmente la soglia è fissata al 49%, ndr). «Alcune Regioni - spiega il sottosegretario allo sviluppo, Adolfo Urso - pensavano a creare propri fondi di investimento e proprie società. In questo modo sarà possibile destinare risorse all’internazionalizzazione e massimizzando i risultati per le Regioni “Obiettivo 1”, prevalentemente quelle meridionali». Per Simest, infine, è prevista la riduzione del numero dei consiglieri di amministrazione da 11 a 5 prima del rinnovo del cda che scade nel 2009.
«Efficienza, semplificazione, razionalizzazione e di conseguenza anche risparmio», sintetizza Urso sottolineando, come già anticipato dal ministro Scajola, che il governo intende «coordinare in una cabina di regia» tutte queste attività.

D’altronde, il «made in Italy» che vince la sfida sui mercati globali (come confermato dai positivi dati diffusi ieri dall’Istat) necessita di riforme significative che rendano strutturale il suo successo. «Le imprese - conclude Urso - hanno segnato gol importanti nel primo tempo della sfida globale, ora lo Stato deve fare il resto perché si vinca l’intera partita».

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