Commissario De Vincenzi, un regalo di Natale per lei

Milano, il poeta del crimine è a messa in Sant'Ambrogio. E intanto a casa sua...

Commissario De Vincenzi, un regalo di Natale per lei

I due malnatt si erano appostati dall'altra parte della strada. Seduti su un carro guardavano in direzione della casa in via Massena. I cavalli erano tranquilli e i due uomini erano silenziosi. Alle loro spalle un telo nero copriva il carico. A chi fosse passato lì vicino avrebbe potuto sembrare una gigantesca cassa da morto o una di quelle gabbie che trasportavano di solito gli animali dello zoo fino ai Giardini di Porta Venezia.

«Credi che dovremo aspettare ancora per tanto?»

«No».

«Per me dormono ancora tutti».

«Abbi pazienza, Tunin!».

Proprio in quel momento dal portone della casa uscì tutta la famiglia Ballerini. Erano vestiti a festa e si diressero verso le rotaie del tram che passava in corso Sempione.

«Quanto pensi che staranno via?»

«Direi un bel po', visto che sono abituati ad andare a messa in Sant Ambroeus. E la messa di Natale non è certo la più corta dell'anno!»

Proprio in quel momento i due ligera avvistarono il commissario De Vincenzi e l'Antonietta a braccetto. Il poliziotto e la donna si affrettarono per non perdere la vettura a carrelli che era da poco sopraggiunta.

«Ora tocca a noi, Tunin!»

«Porca sidela, sarà un lavur de matt. E ci tocca sgobà pure il giorno di Natale».

«Il Pinza ci ha dato un sacco di danè... non ti lamentare!»

I due uomini scesero dal carro e lo scoperchiarono.

L'ingombrante cassa di legno che vi era depositata sopra sembrava ora ancora più enorme.

«Monta su e spingila adagio verso il basso».

«Santa Madonna! Ma non potevamo essere in tri o quater per stu lavur de matt».

«E magari potevamo anche mettere un annuncio sul giornale: cercasi volontari per svaligiare la casa del commissario De Vincenzi il giorno di Natale...»

La cassa era davvero pesantissima e i due uomini ci impiegarono un po' a scaricarla.

«E adess?»

«E adess, gavem da montar la china».

«Santa Madonna, mi spaccherò la schiena a salire sin lassù».

«Tas e alza!»

I due malnatt sembravano rimpiccioliti davanti all'enorme oggetto che stavano trasportando. Arrivati al portone chiuso di legno della casa di via Massena dove abitava il commissario De Vincenzi si fermarono e depositarono a terra la cassa.

«E adess?»

«Ciapa i ferri dài!»

L'uomo estrasse dalla tasca un piccolo involto di tela e da questo prese un ferretto sottile. Lo infilò nella toppa. TLAC. Il portone si era aperto. Ma lo spazio di ingresso era troppo piccolo per passarci con il cassone. Ci volle qualche minuto per togliere dai cardini i fermi della seconda anta e, una volta spalancato del tutto il portone, i due uomini risollevarono il misterioso cassone. A causa del peso oscillavano. Si vedeva dai volti tirati che stavano facendo uno sforzo pazzesco.

Venti minuti dopo, salite le scale, si trovarono davanti alla casa del commissario De Vincenzi.

«Derva su, dài Tunin!»

Lo scassinatore riprese dalla tasca il ferretto e armeggiò con la porta d'ingresso. TLAC. Anche quella si aprì. Questa volta però dovettero strisciare il cassone per farlo entrare, perché lo spazio di passaggio era davvero angusto.

«Che bella cà che 'l gà il sciur cummisari!»

«Pensa a tutti i danè che 'l ciapa a far la punta come un cane da caccia in San Fedele...»

«Non pensavo che un pulè potesse avere tutti sti danè... guarda che lampadari e che mobilia».

«Roba da sciuri, Tunin».

«E adess?»

«Derva su i casset de la madia».

«Mamma mia quanta argenteria!»

«Cava il sacco dalla giacca. Il Pinza ha detto di prendere tutto. Compresa la madia».

Nel giro di un'ora i due malnatt avevano ripulito la casa. Ridiscesero le scale e, attraversato il portone, si trovarono in strada. Salirono sul carro e spronati i cavalli si diressero verso il Cimitero di Musocco. Qualcuno incrociandoli per strada avrebbe potuto pensare che lavoravano per la ditta di traslochi Gondrand. Nessuno si sarebbe stupito di vederli lavorare anche il giorno di Natale.

Quando l'Antonietta e il commissario De Vincenzi tornarono a casa qualche ora dopo, lui teneva sotto braccio un enorme salame e nelle mani aveva un pacco voluminoso.

«I suoi colleghi sono stati davvero generosi con lei Carlo».

«Mi sorprendono sempre, Antonietta».

Mentre i due avevano iniziato a salire le scale l'Antonietta si illuminò: «Ho pensato che sarebbe bello anche invitare la famiglia Ballerini per assaggiare l'enorme panettone che le ha regalato il prestinè di via Santa Redegonda».

«Certo Antonietta».

Il portone spalancato spaventò entrambi.

Il commissario De Vincenzi fece in tempo a sentire solo la donna che sospirava «Oh mamma mia!». A causa delle mani occupate non riuscì a sostenerla mentre sveniva e cadeva in terra.

Quando rinvenne, l'Antonietta si ritrovò sdraiata su un'ottomana e la prima cosa che fissò fu la parete bianca dove una volta era situata la grande madia.

«O Madonna, Carlo ma cos'è successo?»

«Credo che qualcuno si sia preso la briga di farci un regalo!»

«Non c'è più religione!»

«Eh, sì cara Antonietta, niente ferma i malnatt neanche il giorno di Natale!»

«Carlo, non vorrà restare lì con le mani in mano? Deve ritrovarli e sbatterli dentro dopo quello che ci hanno fatto».

«Non posso!»

«Come non potete! Non vorrete mica lasciarli impuniti!»

«Guardatevi meglio attorno».

Antonietta osservò la stanza e si accorse che a poca distanza dalla parete in cui si trovava il mobile che era stato rubato c'era qualcosa di enorme coperto da un telo nero.

«E quello cos'è?»

«Avvicinatevi».

«Non mi faccia prendere altri spaventi commissario».

«Su non abbiate paura. Togliete il telo».

La donna, timorosa, raggiunse l'oggetto e lo scoperchiò. Sotto c'era una madia meravigliosa in noce con tutti i suoi ripiani. Su alcuni di essi spiccavano alcuni servizi di piatti nuovi e delle pentole meravigliose. L'Antonietta, avvicinandosi per aprire uno dei cassetti che stavano alla base della nuova madia si accorse che in basso vi era incastrato un oggetto ancora più sorprendente: un'enorme Westinghouse Radio modello WR4 a 7 valvole.

Il commissario De Vincenzi ne aveva visto spesso la pubblicità sui giornali ma non aveva mai potuto permettersela con il suo stipendio da poliziotto. Quel voluminoso apparecchio costava infatti ben 2975 lire.

Anche Antonietta non si sarebbe mai sognata di poter acquistare una madia e dei piatti del genere. La donna si commosse e pensò che non solo i malnatt de la ligera avevano un cuore ma che vivevano con allegria e destrezza lo spirito del Natale. De Vincenzi accese la radio e girando il manopolone della sintonia la sentì prima gracchiare e poi diffondere nell'appartamento le note di Stramilano cantata da Crivel.

La fantasia del poeta del crimine cominciò a viaggiare fuoriporta: «Ogni giorno Milan esce fuori di man/ Crescendo va diventa 'sta città/ Slarga fuori di qua sbatti fuori là/ Ti tiran su ti sfondan giù Milan/ Stramilano/ S.T.R.A.M.I.L.A.N.O.». Quella città fantastica continuava a sorprenderlo e il commissario De Vincenzi si lasciò cullare dalla canzone.

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