La compagnia ai pm: «Non siamo come il San Raffaele»

Alessandro Proto abbandona Fonsai. Lunedì scorso, davanti a un’inchiesta giudiziaria sempre più pervasiva sulla vita del gruppo Ligresti sollevata dalla denuncia del fondo Amber, la casa di consulenza milanese ha ceduto l’1% della compagnia assicurativa acquistata pochi giorni prima anche come dimostrazione di fiducia verso il piano industriale elaborato da Sator e Palladio, in antitesi alla soluzione Unipol disegnata da Mediobanca. Più che le prospettive di Fonsai sulla scelta finale di Proto, ha tuttavia influito il timore per l’intervento della Procura, anche dal punto di vista della reazione della Borsa: da lunedì, quando Proto ha iniziato a cedere, a circa 1,2 euro per azione, il pacchetto acquisito per conto del magnate Usa, Donald Trump, e di due investitori privati britannici, Fonsai ha fatto un capitombolo del 19,4%. Solo ieri il gruppo ha ceduto il 14%, appena sopra la soglia psicologica di 1 euro, trascinato da una corrente di vendite che ha colpito l’intera catena societaria, da Premafin (-13,7%) a Milano (-8,8%), oltre alla stessa Unipol (-3%).
Consob ha inoltre chiesto a Fonsai e a Unipol di dettagliare le condizioni della prevista fusione, soprattutto per quanto riguarda la clausola di esclusiva, la relativa penale e la manleva concessa agli amministratori. Nel frattempo, mentre il dg di Fonsai, Piergiorgio Peluso, si è chiuso in un vertice con l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, sono proseguiti gli incontri in Premafin. La holding ha riunito anche i comitati controllo e rischi in vista del cda odierno su bilancio e aumento di capitale da 400 milioni riservato a Unipol. Sul tavolo, inoltre, gli impairment-test curati da Pwc e Maurizio Dallocchio, che ha però circoscritto il proprio ruolo a una «supervisione», sul valore della quota Fonsai in pancia a Premafin: il prezzo suggerito dai consulenti si aggira sui 4 euro per azione contro i 7 del valore di carico in bilancio.
I legali del gruppo Ligresti (Marco Deluca, Giuseppe Lombardi e Gianluigi Tizzoni) hanno invece visto per mezz’ora il pm milanese Luigi Orsi, il quale punta a far luce sulle maxi consulenze ricevute da Salvatore Ligresti e le operazioni immobiliari infragruppo «sospette» denunciate da Amber, oltre all’effettivo stato di salute del gruppo.

Fonsai ha comunque premesso di ritenere «fortemente lesivo della propria reputazione l’accostamento della propria condizione a quella di altri gruppi «in evidenti e acclarate situazioni fallimentari» rigettando, quindi, le parole di quanti in ambienti giudiziari avevano definito la partita in atto «più complicata di quella sul San Raffaele».

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