Complimenti per la scena, ma questa è la solita solfa

Se per voi la musica è un optional acco­modatevi; anzi mettetevi in coda perché ave­te davanti 45 milioni di fan tra Facebook e Twitter. Se, appunto, la musica è un optio­nal diventate anche voi seguaci di Lady Ga­ga, «la donna più influente del mondo» se­condo Forbes ( mica una rivistucola qualsiasi) e - secondo noi - la più abile nell’arte di gettare fumo negli occhi trasformando l’effimero in oro. «50 milioni di fan non possono essersi sba­gliati »,s’intitolava un famoso disco di Elvis,che potrebbe essere di buon auspicio anche per la pittoresca italoamericana. Che nonostante si sia messa in saccoccia a velocità ultrasonica il record di vendite di cd digitali per ora è la regina indiscussa del fashion, della comunicazione (e anche un po’ della tragressione)nel mondo del pop. Che importa saper cantare! Se hai una vo­ce biodegradabile fai in modo che non si noti troppo. Provoca ma soprattutto confeziona sontuosi video che colpiscano l’occhio e l’im­maginazione. Da questo punto di vista Papa­razzi ( un vero minifilm con un pizzico di sesso, thriller, violenza, dramma che ha fatto molto di­scutere) insegna. Non vogliamo essere cattivi come i suoi detrattori (ebbene sí, ne ha an­che lei), che su Google affiancano le sue immagini mentre «copia» pose e costu­mi di Madonna, Grace Jones, Christina Aguilera; con gusto e decenza non è un delitto fare il replicante e nel pop rock l’han fatto tutti con gli opportuni adattamenti (Elvis è decollato trasfor­mando That’s All Right Mama del bluesman Arthur «Big Boy» Crudup) quindi è normale (più o meno) che lei prenda nome da un celebre rock can­tabile ( guarda caso un successo buono per tutti i palati) dei Queen e che sposi l’estetica camaleontica di David Bowie (il suo idolo) con la Grace Jones firmata dal teorico del kitsch Jean Paul Godema o che- come dice qualcuno- si veste come piace­rebbe a Marinetti. Lei lo aveva detto: «arrivare a qualsiasi co­sto ». Così s’è data da fare, ha creato il collettivo «Haus of Gaga dove si realizzano abiti incredibi­­li, scene e coreografie, sperimentazioni sonore, le sue celebri parrucche bionde scrive canzoni (alcune le ha date a personaggi come Britney Spears). Troppo costruita (se il rock celebra qualcosa, è la libertà di essere ciò che siamo): dal punto di vista dell’immagine e dei coupe de theatre sul palco è imbattibile e sa manipolare i media senza scervellarsi più di tanto, perché ha capito che è lo stereotipo a creare la tendenza. Ma torniamo all’inizio; è la musica che latita.

Ha venduto più di 70 milioni di singoli quindi ha ragione lei, ma alla fine i suoi brani (compre­si quelli del nuovo cd, tranne l’assolo e il riff rock di Electric Chapel ) son sempre il solito miscu­glio elettro-pop-dance adatto alla (plasticosa) febbre del sabato sera del nuovo millennio. Quanto durerà? Dipende se il suo pubblico si aspetta più estetica (allora sì) o contenuti (allo­ra sarà più dura).

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