Il computer aiuta l’ortopedico

Sono oltre 3500 gli ortopedici che, nei giorni scorsi, hanno partecipato, a Bologna, per quattro giorni, al congresso nazionale annuale della loro Società Scientifica Siot. Ogni anno, in Italia, si eseguono circa 50 mila interventi di protesi di ginocchio e ben 100 mila d'anca. Siamo in linea con i maggiori Paesi europei, come Francia, Germania e Inghilterra. A Bologna, nella grande sala della Fiera, erano presenti duemila ortopedici per ascoltare le relazioni del professor Norberto Confalonieri, invitato dai presidenti del congresso, professori Sandro Giannini e Aldo Toni, a relazionare sulla sua esperienza nella ricostruzione articolare dell'anca e del ginocchio, impiegando le nuove tecnologie computerizzate, uno dei temi «caldi» del convegno. Queste, consentono il posizionamento ottimale delle protesi, per la cura dell'artrosi, che deforma l'articolazione. Diminuendo i mal allineamenti, diminuiscono le possibilità di usura, la prospettiva è una maggiore durata delle stesse, con ripercussioni positive, sia per il paziente sia per il servizio sanitario, se si considera che l'intervento di revisione necessita del triplo delle risorse finanziarie del primo impianto. Il professor Norberto Confalonieri dirige, a Milano, le strutture complesse di ortopedia e traumatologia degli Istituti Clinici di Perfezionamento (Cto). Nato in Brianza, a Seregno nel 1952, Confalonieri è stato il primo, in Italia, ad impiegare il computer nella chirurgia protesica articolare del ginocchio e dell'anca, nel 1999. Ha al suo attivo oltre tremila interventi con la tecnica tradizionale e più di cinquecento con il computer. Insegna al Master universitario di 2° livello, presso il Politecnico di Milano, e, negli Usa, al corso teorico-pratico sulla chirurgia mininvasiva computer e robot assistita, dell'Associazione ortopedici americani. «Il malposizionamento delle componenti protesiche è la prima causa di fallimento dell'impianto e, quindi, della sua revisione chirurgica. I sistemi di navigazione computerizzata - precisa Confalonieri - costituiscono la profilassi di questa complicanza. È come avere un assistente esperto che registra, consiglia e uniforma il chirurgo. La navigazione computerizzata ha avuto un cammino sofferto, ma provato: vi è una reale utilità nel posizionamento delle componenti protesiche, di anca e ginocchio. I problemi correlati, però, non sono secondari. Oggi, in Italia e nel mondo, ci sono molti bravi chirurghi che impiantano, correttamente, una protesi articolare e, forse, per questa ragione, solo il 10 per cento, utilizza la robotica, con tedeschi e americani, primi in classifica. La nostra mission è dimostrare, non solo l'utilità di tali sistemi, ma soprattutto la loro sostenibilità economica, a medio-lungo termine. È certo che il computer è un aiuto in più, in sala operatoria, come in tutte le attività della nostra vita quotidiana. Realizza un campo virtuale nel quale, ogni movimento degli strumenti chirurgici e dell'arto del malato, vengono letti e trasmessi sul video del computer. Insomma, ci rende meno artisti e più pragmatici. Anche se, il chirurgo, rimane l'attore principale dell'intervento. Con la sua esperienza, valuta i suggerimenti, in un continuo scambio di informazioni e verifiche. L'obiettivo e la scommessa è, in ultima analisi, quello di alzare il livello delle prestazioni chirurgiche, dei nostri impianti, per altro già elevato. La tecnologia ed il mercato, oggi, offrono una serie di protesi sempre meno invasive, più conservative, rispettose dei tessuti nobili, preposti alla funzione articolare, per una riparazione non più totale, dell'articolazione. Per fare un buon ortopedico servono 2 grammi di cervello e 2 chili di buonsenso. Occorre saper applicare le soluzioni ottimali per ogni singolo malato, che soffre di una patologia artrosica, con deformità articolare, diversa da caso a caso.

Ai giovani chirurghi dobbiamo insegnare il rispetto dei tessuti e della biomeccanica articolare. Solo conservando questi dettami potremo avvicinarci alla protesi perfetta, quella che toglie il dolore, corregge la deformazione artrosica e dura tutta la vita».

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