È diventato un caso nazionale la corsa a sindaco di Lecco. La «colpa» è dei protagonisti, tutti di peso. È di Lecco il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, così come il candidato primo cittadino di Pdl e Lega, Roberto Castelli, sottosegretario «lumbard» alle Infrastrutture. E anche il ministro Michela Vittoria Brambilla, il cui intervento pare sia stato decisivo per convincere Umberto Bossi a far scendere in campo Castelli. «Si rischia di perdere, se la Lega vuole il sindaco deve mettere un pezzo da novanta» il ragionamento che ha portato alla candidatura vip, non troppo gradita dallinteressato. Tra laltro, la scelta del sottosegretario leghista ha scongiurato altre soluzioni non gradite alla ministra del Turismo.
Castelli ha resistito fino allultimo prima di accettare e in verità anche dopo, alzando le pretese fino a far quasi saltare il tavolo dellaccordo con il Pdl, tanto che cera già chi ipotizzava una corsa solitaria della Lega come accade in altri comuni lombardi. Veti incrociati sui nomi, lunghe discussioni sul vicesindaco e poi divergenze di opinione sia allinterno del Carroccio che del Pdl. Una specie di telenovela sul lago.
Tutto risolto ieri pomeriggio. La giunta sarà di otto assessori, che potranno diventare dieci dopo un anno di lavoro. Al candidato sindaco è stato garantito che potrà esprimere il gradimento sui quattro assessori del Pdl, mentre la Lega ne sceglierà direttamente due e più o meno direttamente altri due tecnici. Alla Lega rimangono anche i vertici della società di trasporto pubblico locale, che era stata unaltra ragione del contendere.
La gara non sarà semplice perché i candidati sono quattro e tra gli sfidanti cè anche lex sindaco Pinuccio Pogliani, leghista della prima ora che è poi uscito dal Carroccio e anche adesso si presenta con una lista civica. Accanto ai due candidati di stampo verde padano, lex presidente della Provincia, Virginio Brivio, del Pd e limprenditore Marco Cariboni, che correrà sotto la bandiera dellUdc.
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