Il Comune «assume» rom e lavavetri

Si chiama Retis, Rete di Inclusione sociale, e sarà una struttura permanente per l’avvio al lavoro di persone in condizioni di marginalità: i lavavetri, i nomadi, le vittime di sfruttamento sessuale. L’iniziativa è stata presentata ieri in Campidoglio dal sindaco Alemanno, assieme all’assessore alle politiche sociali Sveva Belviso, all’amministratore delegato di Ama Franco Panzironi, e al presidente di Confcooperative Carlo Mitra. Ad affiancare il Comune saranno, oltre all’Ama, cooperative, imprenditori, associazioni di ispirazione cattolica, organizzazioni di volontariato, onlus del Terzo settore. Le persone svantaggiate individuate, o già in carico ai servizi sociali capitolini, saranno inserite dentro percorsi di formazione e in seguito avviate al lavoro. L’investimento del Comune per il progetto è di 700mila euro.
«Nella nostra città non c’è spazio per chi viola la legge - afferma Alemanno - ma spesso non abbiamo di fronte criminali, ma persone che compiono piccoli abusi solo perché non hanno alternativa per vivere. Vogliamo offrire un’opportunità». E l’assessore Belviso aggiunge: «L’obiettivo di Retis è uscire dalla logica dell’assistenza, far camminare le persone con le proprie gambe».
Due i progetti di inclusione sociale già previsti da Retis: la raccolta di rifiuti ingombranti e le nuove squadre di decoro urbano. Riguarderanno 100 persone. Per la raccolta di rifiuti ingombranti - elettrodomestici, mobili - i corsi di formazione saranno di 30 ore per una durata massima di 2 settimane. La formazione riguarderà rudimenti del lavoro, educazione civica e perfezionamento della lingua italiana in caso di stranieri. L’inserimento lavorativo avverrà attraverso coop già esistenti sotto la regia del Consorzio Marte. Per sostenere i costi Retis metterà a disposizione borse lavoro della durata di 6 mesi per un valore di 450 euro mensili ciascuna. Al termine dei 6 mesi è previsto l’inserimento nell’organico della cooperativa. Non di tutti, è sottinteso. Dipenderà dal mercato del riciclo. Fatta questa precisazione, sorgono spontanee un paio di domande. Perché iniziative analoghe non vengono avviate per i giovani in cerca di primo lavoro, che magari non hanno sulle spalle piccoli reati? «Ci sono molte attività utili che oggi vengono trascurate dai giovani» afferma Alemanno. E’ probabile tuttavia che, in stato di crisi imperante, per parecchie famiglie indebitate fino al collo queste borse di studio di 4-500 euro sarebbero una boccata di ossigeno. Ma forse la chiave di lettura sta nel passaggio successivo del sindaco: «Faccio appello a uomini e donne che facciano affluire proposte e strutture operative, impegnandosi nelle aree più difficili come i campi rom».

Un messaggio che pare indirizzato giusto a quella Comunità di Sant’Egidio, ieri assente, che ha abbandonato il tavolo sull’emergenza nomadi, contestando il trasferimento di 130 rom da Salone a Castelnuovo. Non torniamo sulla polemica. Ma Sant’Egidio già aveva contestato l’ordinanza sui Vu’ lavà. Ora dice di nuovo no.

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