Politica

Comune, caccia agli iscritti Ma così si vìola la privacy

«Ma come fanno i patronati a procurarsi certe pratiche? È semplice - dice l’ex dirigente -. Per esempio si rivolgono ai Comuni per ottenere (pagando) nominativi e indirizzi dei cittadini residenti. Come farebbe qualsiasi candidato alle elezioni politiche». Ai patronati interessano solo i «pensionandi», coloro che stanno per lasciare il lavoro per motivi anagrafici. Ai quali spediscono una lettera (con tanto di tariffa agevolata, ndr) invitando le persone in procinto di lasciare il lavoro a rivolgersi ai patronati. Ma come fanno a procurarsi gli indirizzi? Basta andare in Comune, o scrivere una lettera di richiesta di indirizzario. I nomi si pagano, circa 0,1 euro a indirizzo, e arrivano comodamente in formato excel, pronti per essere stampati su una busta e finire nella cassetta della posta. In questo caso il messaggio è chiaro: stai andando in pensione? Vieni da noi, ti aiuteremo a sbrigare tutte le pratiche. È gratis. Tutto vero, per carità. «Ma è il sistema che è illegale, che va contro la legge sulla privacy», aggiunge l’ex dipendente. Che ci mostra anche diversi esposti del Garante nei confronti di sindacati e patronati che si sono conclusi con un nulla di fatto, nonostante la norma sulla riservatezza preveda il divieto assoluto di cedere i nominativi a enti per fini di lucro. «Ma loro si nascondono dietro la dicitura “Informazione previdenziale”. Sono sindacalisti, mica cretini...». E le irregolarità, secondo la denuncia dell’ex impiegato non finirebbero qui.
Ci sarebbero complicità - tutte da accertare in sede giudiziaria, ovviamente - anche negli ospedali e nelle agenzie di pompe funebri. «Basta dire all’amico al sindacato che Tizio o Caio è stato ricoverato perché si è fatto male mentre era in cantiere, o in macchina mentre andava in ufficio. Per i patronati gli infortuni sul lavoro sono molto redditizi - aggiunge - e certe telefonate vengono pagate bene. Anche cinque euro a nome. Per non parlare degli anziani che muoiono. Lì in ballo ci sono le pensioni di reversibilità. Contattare i congiunti del defunto, per telefono o per lettera e offrirsi di gestire gratuitamente le pratiche per la reversibilità. Un’offerta che nessuno rifiuterebbe».
Denunce sconcertanti, che se venissero a galla farebbero scoppiare un vero e proprio scandalo. A proteggere queste verità nascoste ci sarebbe una cortina fumogena di omertà. «Chi lavora dentro i patronati lo sa, ma non può dire niente». Perché si rischia il licenziamento immediato. «A differenza degli altri dipendenti - spiega l’ex impiegato - noi non abbiamo un contratto nazionale, ma una sorta di accordo quadro. Che negli ultimi 30 anni è stato rinnovato solo 5 volte. Pensi che io, dopo 40 anni di lavoro e un inquadramento da dirigente, percepisco meno di 1.500 euro lordi». Ironia della sorte, aggiunge, «i miei colleghi non hanno né il diritto di aderire ai sindacati (se non a quelli interni) né hanno alcun diritto di critica, perché si rischia il posto.

So di persone che hanno subìto episodi di mobbing gravissimi, e spero che questa mia denuncia li convinca a farsi avanti».

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