Comune, cremazioni riservate ai milanesi

Un milione di euro per riparare due dei cinque forni crematori, guasti da più di un anno, e riportare dal 2010 Lambrate ad essere «il più importante polo di riferimento del nord». Così assicura l’assessore ai Sevizi civici, Stefano Pillitteri. I lavori partiranno a giorni. Il Comune è finito sei mesi fa nell’occhio del ciclone: con gli inceneritori fuori uso, il sistema a febbraio è andato in tilt. Risultato: fino a duecento bare accatastate nei corridoi e Palazzo Marino costretto a correre ai ripari, smistando i cadaveri fuori città, da Aosta a Firenze o Livorno, pagando più di 200 euro a salma per il servizio (per il cittadino il costo è rimasto di 235 euro). A tale situazione si era arrivati prima per il guasto di un forno elettrico ad aprile 2008, mai riparato. A novembre si è rotto anche il secondo, e con solo tre impianti a gas funzionanti, le cremazioni al giorno sono scese da una quarantina a 26-27.
Va detto peraltro che la richiesta del servizio è aumentata in solo sette anni, dal 2001 al 2008, del 42,9 per cento: le cremazioni rappresentano ormai quasi il sessanta per cento delle sepolture, e solo nel 2007, Milano ha accettato almeno 1.700 salme da fuori città (incassando circa 400 euro per ciascuna). Per superare lo stallo, Pilliteri fa presente che «c’erano due soluzioni, rifare completamente l’impianto o riparare i forni rotti, e valutando tempo e costi abbiamo scelto la seconda strada». La giunta quindi ha stanziato i fondi a fine luglio: «Si tratta di interventi complessi, sulle parti elettriche, meccaniche e telematiche». La fine dei lavori comunque «è prevista entro la fine dell’anno, dal 2010 quindi il polo crematorio di Lambrate tornerà ad essere il più importante del nord».
Fino ad allora però, come è avvenuto nell’ultimo periodo, «diamo una stretta alle salme in arrivo da fuori città. Ad agosto ad esempio c’è stato un calo delle richieste da parte dei milanesi, e quindi abbiamo potuto accettare anche qualcuno da fuori, ma ora per non sovraccaricare gli unici tre forni disponibili diamo la precedenza ai residenti e ripartiremo con il servizio più esteso ai non milanesi quando il sistema sarà di nuovo a posto». Anzi, «quando avremo superato l’emergenza vogliamo potenziare ulteriormente il polo». In effetti, il calo è confermato dai numeri. In tutto il 2008 sono state cremate 6.951 persone (milanesi e non), nei primi otto mesi dell’anno invece ne sono state accettate solo 4.175. Che rappresentano comunque il 58,8% dei funerali in città. E il trend sarà in costante crescita: secondo una proiezione della Bocconi sull’andamento dei funerali nei prossimi anni, il Comune prevede che - a fronte di un numero totale quasi in linea -, dalle 6.951 cremazioni del 2008 la richiesta salirà a quasi ottomila nel 2014 (esattamente, 7.941). Le tumulazioni scenderanno nello stesso periodo da 1.150 a 930 e le inumazioni caleranno da 3.588 a 2.906.
E a proposito di cimiteri, proprio ieri il Coordinamento sindacale autonomo ha protestato per la «decisione unilaterale presa dall’amministrazione di spostare personale amministrativo e tecnico senza il preventivo confronto con le organizzazioni sindacali». La situazione riguarda in particolare quelli Greco, Bruzzano e il Monumentale.

Il portavoce sindacale Aldo Tritto ha chiesto «un incontro urgente, per avviare una trattativa» e di sospendere nel frattempo il provvedimento, «affisso nelle bacheche dei cimiteri ma mai pervenuta ai rappresentanti sindacali».

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