Cronache

Il Comune è senza soldi, le scuole senza merenda

Niente merenda alle scuola materne. Le casse esangui del Comune di Genova non permettono più di dare al pomeriggio lo yogurt o la frutta che solitamente i bambini mangiavano a scuola prima di uscire. Saranno i genitori, se vogliono, a mettere nel cestino della merenda qualche tortina fatta in casa, un frutto, una merendina comprata al supermercato.
«È una vergogna - tuona subito Ilaria, mamma di una bimbetta che quest'anno frequenterà l'ultimo anno di asilo - già a mensa le porzioni sono scarse, a volte così poche che non riescono nemmeno a dare il bis ai bimbi che lo vogliono, in più adesso non danno nemmeno la merenda! Finiremo che ci faranno pagare pure quella come la mensa».
Cosa che peraltro già fanno ausiliari e dirigenti scolastici. «Siamo pagati una miseria - raccontano bidelli e capi d'istituto - in più durante il nostro orario di servizio non ci viene nemmeno riconosciuto un buono pasto». «Non possiamo mica lasciare il nostro posto di lavoro per andare a mangiare al bar - dicono - altrimenti chi sorveglia la scuola? Ma almeno che ci venga riconosciuto un pasto».
Evidentemente, il personale Ata e la dirigenza non sono considerati parte della struttura scolastica. La mensa viene gestita da Cooperative esterne che sono pagate dal Comune, scelta effettuata per evitare sprechi anche se spesso cose da mangiare avanzate e buttate via se ne vedono. «Una volta venivano date al canile municipale o alla mensa dei poveri - racconta qualche bidello - invece adesso è vietato e quindi tutto il cibo che non viene dato ai bambini viene buttato nella spazzatura».
«Non è escluso - dicono alcuni capi d'istituto - che prima o poi facciano pagare il pasto anche ai docenti, trattenendo una piccola cifra dallo stipendio. Era già stata una proposta, poi per fortuna accantonata, ma se si continua ad andare avanti così è facile che ritorni alla ribalta». «In fondo - continuano - da qualche parte devono iniziare a fare cassa. Invece di investire sulle scuole continuano a tagliare sempre di più. In questo modo non si può lavorare, e anche i bambini non hanno più stimoli». Solo poche scuole, come la «Diaz» di via Cesare Battisti ad Albaro, continuano ad avere la cucina al loro interno che serve però solo le classi interne. «Figli e figliastri come al solito - continuano alcune mamme - noi a lottare per avere una misera merendina, fare chilometri per avere una dieta se nostro figlio ha qualche intolleranza alimentare, e altri che basta vadano a bussare alla porta dell'economato sottostante e tutto viene risolto».


Un inizio anno che pare già burrascoso.

Commenti