Comunisti contro divorzio e aborto

Ugo Intini, La democrazia virtuale, Newton Compton Editori 1995, 255 pagine, 22.000 lire.
Pagina 117: «Per un soffio non fu inserito nella Costituzione, con il consenso dei comunisti, il principio della indissolubilità del matrimonio. Lelio Basso mi rese questa testimonianza sui lavori della Assemblea Costituente. "I democristiani proposero un articolo che prevedeva l'indissolubilità del matrimonio. Togliatti, seduto davanti a me, mi si avvicinò: 'Guardate che noi, su questo articolo, ci asteniamo'. (...) Mi rispose che loro avevano molte donne nel partito, che le donne hanno paura di essere abbandonate dai mariti"».
Pagina 118: «Dopo l'approvazione della legge per il divorzio (1970) i comunisti tentarono una mediazione, continuando perciò nella tradizionale posizione di ambiguità.

Il 17 maggio 1973, durante una tribuna politica televisiva, il segretario del PCI rispondeva: "Nel complesso la nostra opinione non sarebbe orientata verso la cosidetta legalizzazione. Bisogna infatti partire prima di tutto dal fatto che in ogni caso l'aborto rappresenta un grave trauma per la donna, che non si evita legalizzandolo"».

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