La Pasqua, al Carlo Felice, quest'anno ha il ritmo del tango: concerto «argentino» stasera (ore 20.30) con lui, Luis Bacalov, che di musica «tanguera», tra l'altro, se ne intende eccome. «Tra l'altro», perché in tanti conoscono il Bacalov delle colonne sonore - quella de «Il Postino» con Massimo Troisi, tanto per dirne una, per cui ha vinto anche l'Oscar - o degli arrangiamenti di alcune canzoni italiane, negli anni sessanta e settanta; ma meno il Bacalov delle sale da concerto. Domani, quando avrà la duplice veste di pianista e direttore, ne avremo un assaggio. Scelta curiosa, in verità, anche se uno dei brani in programma è, a tutti gli effetti, un pezzo sacro, che quindi riconciliar dovrebbe gli scettici con la ritualità del caso; curiosa però rimane, perché tutt'altro ci aspettavamo per il ricordo della Resurrezione, di solito solennizzata con musica chiamiamola tradizionale. Ma, comunque, la «Misa Tango» di Bacalov va ascoltata, e non solo perché è in prima esecuzione a Genova. La «Misa» è una composizione particolare proprio perché l'ha scritta Bacalov sulla base dell'Ordinarium della messa cattolica, e quindi la domanda non può che sorgere spontanea: che c'entra tutto questo con un compositore di origini e cultura ebraica? «Può sembrare una contraddizione per chi è ingabbiato in schemi mentali un po' rigidi - ha affermato con estrema serenità Bacalov - credo che la fede sia qualcosa di molto personale e io sentivo dentro di me di voler scrivere una messa. Naturalmente ho preso solo una parte della liturgia tradizionale, quella che riguarda il Dio unico e che vale per tutte e tre le religioni monoteiste: quindi in effetti la messa è incompleta e di conseguenza non liturgica. Ci ho pensato su, tormentato da scrupoli di vario genere. E poi l'ho scritta». Con tanto di benedizione di un rabbino di Bogotà, che con la frase «sei un uomo libero, fai ciò che vuoi, basta che tu ti prenda le tue responsabilità» gli ha dato il via libera definitivo.
Fil rouge della serata, oltre al tango e la rielaborazione della musica popolare in chiave «colta», il bandoneón, lo strumento principe nell'occasione: simile alla fisarmonica, in molti lo associano alle movenze licenziose dei ballerini, ma in realtà nasce in Germania per accompagnare la liturgia sacra. E allora anche qui tutto torna.
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