Condannata a 11 annidi carcere la figlia di Wanna Marchi già a casa

Ha abbracciato la mamma, Wanna Marchi, ma non ha salutato Anna Maria Franzoni, con cui ha rotto i rapporti. Alle 13 Stefania Nobile ha lasciato il carcere bolognese della Dozza e si è trasferita a Milano, zona Lorenteggio. Per almeno un anno vivrà nell’abitazione dei genitori del fidanzato, quel Davide Lacerenza patron di un ristorante acclamato dalla critica e dai prezzi stellari. Le condizioni di salute della donna sono incompatibili con il carcere: così ha deciso il tribunale di sorveglianza di Bologna che tecnicamente ha disposto la detenzione domiciliare. In pratica, Stefania Nobile dovrà adattarsi alle quattro mura di casa, ma rispetto alla cella, che condivideva con la madre, sarà tutta un’altra vita.
Madre e figlia erano entrate in prigione il 5 marzo 2009 lanciando un ultimo, drammatico appello video, consegnato a Bruno Vespa: «Non spegnete i riflettori su di noi». A riaccenderli, dopo un anno e mezzo, ci hanno pensato direttamente loro. Si pensava fossero in cella, a scontare una pena molto lunga, ma a colpi di certificati medici e perizie almeno per Stefania la situazione è cambiata. Due i nemici, diagnosticati dai medici: l’artrite reumatoide e l’anemia. «Qualche settimana fa - spiega l’avvocato Liborio Cataliotti, l’artefice della“ liberazione“ della Nobile - Stefania aveva ottenuto l’autorizzazione al ricovero permanente in ospedale. Ma poi era rientrata alla Dozza perchè avrebbe dovuto pagare di persona le cure mediche, carissime, pari a circa seimila euro al mese».
Stefania dovrebbe scontare uno pena a 9 anni e 4 mesi più due per bancarotta. In totale, 11 anni e 4 mesi. Lei e la madre erano state condannate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. In pratica, avevano creato, sfruttando il piedistallo televisivo, una catena di montaggio delle truffe in cui centinaia di persone avevano perso i loro risparmi e la loro credibilità.
L’Asciè, questo il nome esotico della società battezzata dalle Marchi, vendeva creme e prodotti di bellezza, ma proponeva ai suoi clienti anche numeri “sicuri“ del lotto. Numeri che venivano personalmente suggeriti dal cosiddetto maestro di vita Mario Do Nascimento, oggi latitante a Bahia, la sua città, in Brasile. Lo sventurato che abboccava, entrava in un circolo infernale, una vera e propria industria delle truffe.

La mancata vittoria veniva puntualmente addebitata a qualche influenza negativa e per eliminare l’ostacolo il mago Do Nascimento chiedeva un obolo che però non risolveva il problema e così si procedeva, un pagamento dopo l’altro, aspettando che il sale si sciogliesse in un bicchiere o altri segnali stravaganti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica