da Agrigento
Una suora di 74 anni, T.A., ex responsabile di un centro di accoglienza della provincia di Catania che ospita minorenni in affido temporaneo, è stata condannata a due anni di reclusione, pena sospesa per maltrattamenti. La sentenza è stata emessa dal giudice del Tribunale di Acireale, Adriana Puglisi.
Il pubblico ministero Cristina Luciano aveva chiesto una condanna a diciotto mesi. Le accuse erano pesanti. La suora, per alcuni anni, avrebbe minacciato, picchiato e costretto alcuni bambini a stare al buio per punizione perché si sarebbero rifiutati di obbedirle. Le indagini sono partite sei anni fa allorché diciotto minorenni, ospiti della struttura catanese che era diretta proprio dalla suora, denunciarono ai carabinieri una serie di presunti gravi soprusi. Secondo la denuncia, l'imputata avrebbe procurato lesioni ai ragazzi con bacchettate alle mani, e li avrebbe costretti a stare in punizione in stanze chiuse a chiave al buio o addirittura in un piccolo pozzo, una specie di «cella di punizione», poco distante dalla struttura. I ragazzini, sarebbero stati costretti, spesso e volentieri, a rimanere dentro il pozzo, con poca aria a disposizione anche per diverse ore, fino a che non chiedevano scusa alla religiosa. Il centro ospitava ragazzi problematici, sottratti a situazioni difficili, ma i maltrattamenti sarebbero andati parecchio oltre la semplice dimostrazione di «polso» per tenere a bada i ragazzi.
I minorenni, hanno resistito fino a quando, qualcuno di loro non ha deciso di ribellarsi a quella situazione e convincendo anche altri a rompere gli indugi e a denunciare tutto alle forze dell'ordine. «Bisogna considerare - ha sostenuto laccusa - che si trattava di ragazzi poco più che adolescenti, sicuramente vivaci, ma questo non può giustificare una suora che dovrebbe tenere sempre un comportamento integerrimo».
La religiosa, dopo essere stata sentita dagli inquirenti poco dopo la denuncia dei fatti, aveva subito rigettato le accuse. Lanziana ha più volte ripetuto agli investigatori, che la denuncia era figlia di una sorta di vendetta da parte dei ragazzi riottosi a rispettare la disciplina. Si è insomma sempre professata innocente. La difesa ha chiesto e ottenuto di sentire altri ragazzi minorenni ospiti della struttura oltre ad assistenti sociali e investigatori che hanno difeso l'operato della religiosa.
Malgrado le numerose deposizioni che scagionavano la suora, il giudice non ha avuto dubbi: i racconti dei ragazzi sono stati ritenuti affidabili e la condanna ha tenuto conto del fatto che i giovani erano affidati alla suora. I legali della religiosa comunque sono decisi ad andare avanti e hanno preannunciato appello alla sentenza di condanna. «La nostra assistita - hanno detto - è stata condannata per qualcosa che non ha fatto».
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