da Milano
«Di malefatte, vere o presunte, in Rai e in televisione ne sono state fatte tante, ma quella frase è ancora una ferita aperta che dobbiamo chiudere per il bene di tutti. Non so se Berlusconi intendesse licenziare, ma così la intesero i dirigenti Rai di allora». La scia di Rockpolitik taglia i palinsesti tv e arriva a Mediaset, arriva a Matrix, dove il presidente della Rai Claudio Petruccioli parla di quello che è un gruppo di giornalisti e uomini di spettacolo chiamarono nel 2001 l«editto bulgaro», ovvero lallontanamento dalla Rai da parte di Agostino Saccà di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi. Il presidente della Rai sostiene davanti alle telecamere che allepoca arrivò linvito ai dirigenti Rai a non consentire «l'uso criminoso della tv da parte di Biagi, Santoro, Luttazzi». «I dieci secondi in cui Berlusconi fa riferimento ai dirigenti Rai - ha detto Petruccioli - non avrebbero dovuto esserci. Rappresentano una lesione che deve essere sanata». E per sanarla Petruccioli intende riportare Santoro in video: «È un grande uomo di televisione, uno dei migliori che esistono. Secondo me deve tornare a fare il suo mestiere con spirito di innovazione. E deve tornare subito».
In studio con Petruccioli cè anche Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, il quale ha replicato alle affermazioni di Petruccioli, dicendo che «Berlusconi denunciò allora un uso realmente distorto e fazioso della tv da parte della Rai di quel periodo». In particolare, Confalonieri ha ricordato alcune trasmissioni che in un passato neanche troppo lontano hanno cercato in tutti i modi di mettere in cattiva luce il premier e leader della Casa delle libertà: «Le interviste di Biagi a Montanelli e Benigni contro Berlusconi. O una puntata sulla mafia dove subdolamente si fece pensare che Berlusconi c'entrasse con la strage di Capaci o la morte di Borsellino. E ricordo ancora, anche se pochi organi di stampa ne parlarono, che nell'autunno 2000 ci fu una cena a casa di Zaccaria, allora presidente Rai, con due consiglieri, tre responsabili dei Ds e il direttore generale Pierluigi Celli. E Celli di dimise perché volevano progettare la campagna elettorale usando la Rai come poi fecero».
Il presidente di Mediaset ha poi ricordato lesperienza di Michele Santoro sulle reti private nazionali. «Santoro venne a lavorare da noi - ha detto Confalonieri - e in più occasioni disse di aver lavorato in totale libertà e autonomia. Sono stato io a volere Santoro in Mediaset e quando mi chiese di andare a Belgrado a trasmettere durante la guerra alla quale Berlusconi come capo dellopposizione diede appoggio». Parlando daltro, il presidente di Mediaset ha ribadito ancora la sua volontà di non candidarsi a sindaco di Milano: «Se farò il sindaco di Milano? No, c'è la Moratti. Così ha detto Berlusconi». «Voglio lavorare qui: non voglio essere proscritto», ha aggiunto Confalonieri, alludendo con una battuta alla «lista» di comici e personaggi sgraditi stilata dal premier Berlusconi.
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