Roma - Una «proposta indecente». Questa volta, però, non si tratta delle offerte scandalose che avrebbero ricevuto alcune protagoniste di Vallettopoli. È la metafora utilizzata da Isabella Bertolini di Fi per commentare l’iniziativa del segretario Ds, Piero Fassino, favorevole ad allargare ai talebani la conferenza internazionale sull’Afghanistan.
Una proposta che non risulta sgradita solo al centrodestra, ma anche a larga parte dell’Unione. L’idea del leader della Quercia è stata apprezzata, per ovvi motivi, solo dalla sinistra radicale. «Va rilanciata», ha chiosato il ministro Paolo Ferrero. «Non è chiaro come si possa uscire dalla logica suicida della guerra senza rinunciare prima a quella logica “amico-nemico” che di per sé rende impossibile la pace», ha sostenuto Giovanni Russo Spena di Rifondazione, mentre dal Pdci Marco Rizzo ha fatto sapere che «la pace si tratta fra i contendenti anche se questo aspetto può non piacere alla Cdl e soprattutto agli americani che li bombardano». Per il verde Cento la proposta è «pienamente condivisibile».
La sortita fassiniana sembra fatta apposta per recuperare i voti dei senatori dissidenti sul decreto di rifinanziamento della missione. Anche per questo motivo i ds Maurizio Migliavacca e Marina Sereni e il dl Antonello Soro hanno accettato il ruolo di difensori d’ufficio spiegando che «una conferenza di pace deve coinvolgere tutti». Ed è su questo punto che il radicale Daniele Capezzone ha insistito. «Se al Senato l’Unione non avesse i suoi 158 voti, si creerebbe un problema politico gravissimo», ha detto.
Escluso l’asse Partito democratico-comunisti, tutte le forze parlamentari sono contrarie a negoziare con i fondamentalisti. Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha invitato alla cautela perché l’ok a Fassino «vorrebbe dire che tutta l’impostazione dell’Onu è sbagliata». Il socialista Boselli ha paventato il rischio di «un ritorno al passato». Il capogruppo alla Camera di Idv, Massimo Donadi, ha parlato di proposta «rischiosa» smentendo il segretario Ds e il collega di partito, Nello Formisano, che l’aveva appoggiato. E la new entry Marco Follini non ci ha pensato due volte a bollare il progetto diessino come «una contraddizione in termini».
L’ennesima spaccatura della maggioranza ha facilitato il lavoro dell’opposizione. Il capogruppo di An al Senato, Altero Matteoli, ha ribadito il carattere «utopistico e strumentale» della proposta di Fassino, mentre Francesco Storace ha ricordato che essa «è già oggetto di un emendamento al decreto», ma che «è il Senato che deve dire se con i terroristi si tratta o si combatte».
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