Conferma dall’Fmi: nel 2010 l’economia ripartirà

Dopo la Banca Mondiale, anche il Fondo monetario internazionale emette la stessa sentenza: il 2009 sarà marchiato dalla prima recessione mondiale dopo 60 anni di ininterrotta espansione economica. La ripresa è prevista per il 2010, ma per poter centrare l’obiettivo l’Fmi invoca interventi immediati da parte del G20, soprattutto per contenere l’ulteriore deterioramento del settore bancario. Un’analisi condivisa nella sostanza dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, che in un’intervista radiofonica a Europe-1 ha parlato di un 2009 «molto difficile», ma anche di un 2010 in cui «si verificherà una moderata ripresa».
Le stime del Fondo relative all’anno in corso e consegnate ai Paesi del G20 indicano invece una contrazione del Pil mondiale tra lo 0,5 e l’1,5%. A soffrire saranno soprattutto le economie più avanzate, a cominciare dal Giappone (-5,8%). Gli Stati Uniti dovrebbero riuscire a contenere la frenata in un 2,5%, mentre l’eurozona vedrà decrescere la propria ricchezza del 3,2%. A proposito di interventi di sostegno, Trichet non ha escluso ulteriori tagli al costo del denaro, pur ribadendo che la politica dei tassi zero perseguita dagli Usa «è controproducente». La Bce non esclude inoltre di poter prendere misure «non ortodosse» di politica monetaria, anche se - ha precisato Trichet - «non sarebbero necessariamente uguali a quelle adottate in Gran Bretagna e negli Stati Uniti», come per esempio il riacquisto di titoli di Stato a lunga scadenza.
Lo stato di sofferenza dei Paesi più evoluti è del resto ben visibile nell’andamento depresso della produzione industriale, calata in Italia in gennaio del 16,7% rispetto allo stesso mese dell’anno prima (-0,2% su base mensile). «Sono dati precedenti ai provvedimenti presi dal governo - ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola - Sono dati negativi che erano nelle cose e certificano quello che ognuno di noi sa».


A livello mondiale, l’Fmi prevede un’accelerazione della crescita nel 2010 tra l’1 e il 2%, anche se le nazioni più industrializzate dovranno accontentarsi di un +0,3% (ma Eurolandia e Usa cresceranno anche meno, rispettivamente dello 0,1 e dello 0,2%, e in Giappone la congiuntura sarà negativa con un -0,2%). Ma, avvertono gli economisti di Washington, «c’è ancora bisogno di misure. Se i bilanci bancari non verranno ripuliti velocemente e le banche ristrutturate, si possono facilmente prevedere evoluzioni ancora più serie».

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