Confindustria Genova Interessi bancari troppo alti per l’impresa

Aumento del costo del denaro fino al 14 per cento, allungamento dei tempi di concessione del credito, e ampiamento dello «spread» (la differenza fra tasso ufficiale e tasso applicato alle imprese) del 40 per cento: queste in sintesi le analisi emerse da una recente ricerca svolta da Confindustria Genova e presentata ieri dal presidente degli industriali Giovanni Calvini e dal direttore generale Paolo Corradi. L’indagine è stata condotta su un campione rappresentativo di un centinaio di imprese associate di tutte le dimensioni. «Vista la situazione economica, mi aspettavo dati più allarmanti - ammette Calvini - ma comunque qualche dato preoccupante esiste: un’azienda ci ha segnalato un costo del denaro pari al 14 per cento, che non è assolutamente sopportabile. E altri casi hanno registrato spread tra il 10 e l’11 per cento, sempre troppo alti. La media è sul 5-6 per cento, e va bene, ma se si va oltre, la situazione diventa insostenibile». Il 4,8 per cento degli intervistati ha registrato una riduzione degli affidamenti, mentre il 3,9 addirittura si è vista revocare i prestiti. «La lentezza nell’affidamento del credito è stata registrata dal 20 per cento degli intervistati - sottolinea ancora il leader degli industriali - e a farne le spese sono sempre le aziende più piccole». Gli industriali vogliono leggere positivamente questi dati, ma non manca qualche «freccia avvelenata» diretta alle banche: «Le fonti di credito degli istituti non sono solo i Tremondi Bond, ma anche i conti correnti oggi remunerati in percentuale vicina allo zero e i prestiti interbancari. Quindi le banche - spiega Corradi - non possono continuare a dire che sono i Tremonti bond a far alzare gli spread.

Gli imprenditori oggi per salvare il lavoro e non perdere clienti rinunciano ai propri margini di guadagno, e non ci pensano proprio ad aumentare i prezzi di ciò che vendono. Perché non possono fare così anche le banche con i tassi?».

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