Congo, è guerra civile: i ribelli alle porte di Goma L'Onu: crisi catastrofica

I ribelli del Cndp guidati dall'ex generale Tutsi Nkuda avanzano: 65mila rifugiati. L'esercito di Kinshasa è in fuga, i "caschi blu" non si oppongono

Congo, è guerra civile: 
i ribelli alle porte di Goma 
L'Onu: crisi catastrofica

Kinshasa - Le Nazioni Unite si appellano. L'Unione europea discute. Gli Stati Uniti inviano. In Congo si muore. Da settimane. Nel Nord del Paese, al confine con il Ruanda (Nord Kivu, questo il nome della regione) si sta replicando il copione della guerra etnica tra Hutu e Tutsi che sconvolse Kigali nel 1994. Un comitato di ribelli, che come sempre in Africa ha un nome altisonante (Congresso nazionale per la difesa del popolo: Cndp), al comando un uomo senza scrupoli che vuole assumere il comando della regione o del Paese (l'ex generale tutsi Laurent Nkuda), nelle sue fila mercenari con bandoliere incrociate a tracolla e ragazzini con il dito sul kalashnikov. Miseria e incoscienza. La benzina sul fuoco dei conflitti africani.

L'Onu: "Crisi catastrofica" I ribelli avanzano in continuazione. Dopo aver conquistato Rutshuru domenica (centro al confine tra Congo e Ruanda) ieri si sono spinti alle porte di Goma (centro nevralgico della regione), le forze governative in ritirata e decine di migliaia di civili in fuga. L'esercito regolare di Kinshasa ha già levato le tende dirigendosi verso Bukavu, più a Sud lungo la linea del confine. Con il risultato che la popolazione è precipitata nel panico. "Il Nord Kivu, regione orientale della Repubblica democratica del Congo al confine con il Ruanda, - ha avvertito solennemente il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon - rischia una crisi umanitaria di dimensioni catastrofiche".

Cessate il fuoco Il quartier generale dei "caschi blu" della missione Onu (Monuc) ieri era stato preso d’assalto dai residenti che, in decine di migliaia, hanno abbandonato le loro abitazioni. Dopo aver annunciato l’assalto a Goma, gli uomini di Nkuda hanno poi fatto dietrofront e dichiarato un "cessate-il-fuoco unilaterale" per "non gettare nel panico la popolazione di Goma". Ma è la solita tattica dello stop-and-go. Appena si spegneranno i riflettori su Goma si abbateranno violenze e devastazione e i ribelli avanzeranno di qualche altro chilometro. Aggiungendo tacche sul calcio del kalashnikov.

Rotta su Goma Il leader dei ribelli già oggi ha lanciato l'offensiva. Nkunda dice che la missione dell’Onu nella Repubblica democratica del Congo non riuscirà a fermare l'avanzata su Goma. "La Monuc non potrà impedirci di arrivare a Goma. I caschi blu non sono in grado di garantire la sicurezza della popolazione di Goma - ha aggiunto - quindi come possono impedirci di arrivare là. Non me lo impediranno, io posso andare dovunque in Congo". A Goma rimangono solo i caschi blu Onu, dopo il ritiro di gran parte dei soldati. E i soldati, abbandonando la città, si sono macchiati di violenze e devastazioni.  Hanno saccheggiato case e negozi, hanno stuprato tre ragazze e ucciso almeno nove persone. Lo ha riferito oggi la radio delle Nazioni Unite. Un colonnello dell'esercito, Jonas Padiri, ha dichiarato che la situazione è calma e che i suoi uomini controllano la città. Alcuni soldati sembrano ubriachi di prima mattina. Padiri ha accusato i "ladri" dei saccheggi commessi nella notte.

Panico tra la popolazione Questa mattina, la gente si è riversata nelle strade di Goma città per chiedere informazioni, mentre agenti di polizia a bordo di jeep invitano a rimanere in casa. Negozi e scuole sono chiusi. Le forze Onu di pattuglia a Goma sono salutate con favore dalla popolazione, a differenza di quanto accaduto all’inizio della settimana, quando la sede delle Nazioni Unite venne attaccata dai civili, furiosi con i peacekeepers perché incapaci di fermare l'avanzata dei ribelli e di garantire loro protezione.

Rifugiati Secondo l’Agenzia per i rifugiati della Nazioni Unite (Unhcr), il ritiro dell’esercito ha creato panico nella popolazione locale: dal vicino campo profughi di Kibati sono fuggite 45mila persone, mentre altre 20mila avevano lasciato nei giorni scorsi i villaggi più a Nord. Una missionaria spagnola di 64 anni ha perso entrambe le gambe nell'esplosione di una bomba a Rutshuru. L'esercito congolese non sembra in grado di fermare l'avanzata dei ribelli e i "caschi blu" sono accusati di non fare abbastanza per fermarli.

Hutu e Tutsi Il genocidio del 1994 tra Hutu e Tutsi è legato a doppio filo con gli scontri esplosi nel Nord Est della Repubblica democratica del Congo. Kigali ha accusato l’esercito congolese di aver sparato in zone lungo il confine, mentre le truppe di Kinshasa sostengono di essere state attaccate da spari provenienti dal territorio ruandese. Dagli Stati Uniti, il vice segretario di Stato per gli Affari africani, Jendayi Frazer, in partenza per Kinshasa, ha avvertito che Washington "non ha prove che il Ruanda stia combattendo in Congo, ma crede che il territorio ruandese sia usato per fornire sostegno al Cndp".

L'Ue sta a guardare La Francia, presidente di turno dell’Unione europea, ha fatto sapere per bocca del suo ministro degli esteri Bernard Kouchner, che i 27 stanno valutando l’ipotesi di inviare un piccolo contingente (400-1.500) in sostegno alla Monuc.

Un’ipotesi subito smentita dall’ufficio dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Javier Solana: "Nessun intervento di natura militare dell’Ue è stato discusso finora" ha precisato la portavoce, Cristina Gallach.

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