Via ai congressi provinciali del Pdl. Ieri con Lodi, Arezzo, Grosseto e Ferrara. Oggi con Reggio Emilia, L’Aquila e Pesaro. Entro febbraio seguiranno tutte le altre province. A marzo e aprile toccherà alle assise comunali. Per arrivare a giugno o a luglio - comunque prima dell’estate assicurano a via dell’Umiltà - al congresso nazionale. Alla fine, dunque, la corsa è iniziata rispettando il calendario che aveva dato Alfano lo scorso luglio. E con traguardo il 2013, visto che quello congressuale non sarà altro che una sorta di grande girone di qualificazione per la vera sfida a cui già da mesi guardano tutti nel Pdl: le primarie per designare il prossimo candidato a Palazzo Chigi.
Una corsa lunga e piena di insidie. Che dovrà fare i conti con l’eventuale stravolgimento degli attuali assetti politici. Se davvero l’alleanza con la Lega dovesse scricchiolare il quadro potrebbe infatti ribaltarsi in un baleno. Mentre se il governo Monti non dovesse arrivare a fine legislatura per un incidente di percorso, le primarie finirebbero per saltare per mancanza di tempi tecnici. Fare previsioni, dunque, è pressoché impossibile. Di certo c’è che ad oggi sono tre gli aspiranti candidati alle primarie: Alfano, Formigoni e Alemanno. Ed è in funzione di questo schema che il Pdl si sta muovendo e riorganizzando. In maniera piuttosto fluida, se la scorsa settimana il governatore della Lombardia ha chiesto a La Russa un incontro top secret per cercare di ottenere il suo appoggio. Con Alfano - che oggi aprirà il congresso di Reggio Emilia e continua sulla linea della prudenza tanto da dire che il suo dovere «è fare bene il segretario del partito e non pensare a ciò che verrà dopo» - sono schierati quasi in blocco gli ex di Forza Italia. Una semplificazione, certo. Ma forse utile a dare l’idea. C’è il gruppo di Liberamente (Frattini, Gelmini, Prestigiacomo, Carfagna), ci sono Fitto, Lupi, Cicchitto, Quagliariello, Verdini, Bondi, Romani e Brambilla. Ma anche due ex An come La Russa e Gasparri. Un gruppo che al suo interno è poi diviso tra i cosiddetti «nordisti» e i «sudisti». I primi convinti della necessità di salvaguardare il rapporto con la Lega, i secondi più propensi a sganciare il Carroccio e guardare al Terzo polo. D’altra parte, spiega un ex ministro, «l’asse Pdl-Udc è vincente al Sud ma perdente al Nord e viceversa per l’asse Pdl-Lega». Un bel problema.
Meno definito il gruppo di riferimento di Formigoni che può vantare un discreto bottino di voti al Nord oltre che il sostegno di Cielle e un rapporto nuovo con la Lega, secondo molti alimentato anche in vista di eventuali primarie di coalizione (alle quali parteciperebbero anche gli iscritti del Carroccio). E che ha un certo appeal sui cosiddetti «malpancisti», Scajola su tutti (grazie anche al pontiere Abelli). «La nostra proposta - spiega il governatore aprendo il congresso di Lodi - è che il Pdl possa dare vita ad una coalizione con la Lega e a chi siede con noi al Parlamento europeo». Formigoni, però, interagisce molto anche con quei dirigenti del partito - soprattutto lombardi - che nelle inevitabili semplificazioni giornalistiche sono considerati «pro Alfano». Ecco il perché dell’incontro con La Russa che in prospettiva primarie vedrebbe bene «un ticket simbiotico tra Nord e Sud e quindi tra Formigoni e Alfano». D’altra parte, spiega l’ex ministro, «non solo c’è grande soddisfazione per aver avviato la tornata congressuale voluta da Alfano» ma c’è anche la convinzione che il congresso di Lodi «traccerà la strada perché, pur essendoci due candidati contrapposti, c’è l’impegno di lavorare insieme e per il partito».
Resta Alemanno, appoggiato dagli ex An Matteoli e Meloni. E che negli ultimi tempi pare stia stringendo l’intesa con Formigoni. In chiave, dicono i rumors di via dell’Umiltà, anti Alfano. Il primo garantirebbe al secondo un sostegno al Sud; viceversa Formigoni potrebbe aiutare Alemanno al Nord. Di certo c’è che il sindaco di Roma è in piena attività se ieri, tra le tante cose, ha anche fatto visita a un gazebo del Pdl a Largo Argentina per rassicurare sulla crisi e sul fatto che il partito pungolerà il governo sulla crescita. Il tutto con il grande punto interrogativo del regolamento delle primarie per la premiership, che ancora non è stato nemmeno discusso.
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