«Congresso e nuovo leader non possono fare miracoli»

Ci sono nella maggioranza e c’erano nel Pci e nella Dc

«Congresso e nuovo leader non possono fare miracoli»

RomaFranco Debenedetti, Giampaolo Pansa dice che il Pd è morto e si chiede se valga la pena fare troppi sforzi per tenerlo in vita. Condivide?
«È necessaria una premessa ovvia e certamente condivisa da Pansa: la democrazia funziona se c’è l’opposizione. Che ci sia viva e vivace è nell’interesse di tutte le maggioranze, tanto più quanto più sono numericamente forti».
E come fare per averla viva e vivace?
«Pansa pensa che questo obiettivo sia più facilmente raggiungibile ripartendo da zero: è convinto che il “corpo mistico” di ex margheritini ed ex diessini non sia cosa di questo mondo».
Condivide?
«È un’opinione. Sono diversi a pensare che sia meglio tornare a un centrosinistra col trattino, dove il trattino è congiunzione con l’Udc di Casini».
Tesi percorribile?
«I commentatori fanno ipotesi, i simpatizzanti sperano, ma sono i congressi a definire la linea politica dei partiti».
Cosa si aspetta dal Pd?
«Io non credo che una forza politica si formi per somma di tanti pezzetti ma per spostamento di identità e interessi su un piano diverso, in cui possono comporsi. È la forza del progetto che determina il successo e la forza delle aggregazioni, non viceversa».
Il problema è tutto lì: quale progetto?
«Se vuole farmi dire che in questo momento il Pd non sta esprimendo questo progetto sfonda una porta aperta. Credo che questo dipenda dal fatto che molte volte la sinistra non ha saputo interpretare la richiesta di modernità che proveniva dal Paese. Sono convinto che non solo il Paese ha bisogno di riforme, ma che le chiede».
Troppe guerre tra clan nel partito?
«Le contrapposizioni interne ci sono in tutti i partiti. Ci sono nella maggioranza e persino all’interno delle sue componenti costitutive. Ricordiamo la Democrazia cristiana? E poi neppure il vecchio Partito comunista era monolitico».
Molti elettori del centrosinistra reclamano: largo ai giovani!
«Solo sui tram si dice il contrario».
Alle ultime elezioni il Pd ha perso 4 milioni di voti ma s’è cercato di nasconderlo. Tattica?
«Che sia stata una sconfitta l’ha riconosciuto pure D’Alema. Ciò detto non si possono fare paragoni meccanici tra elezioni diverse, con diverse leggi elettorali e percentuali di astensioni diverse».
Però è innegabile che la sinistra abbia perso. Perché?
«Perché la sua proposta politica non è stata considerata convincente. È banale ma è lì il problema. E qui anche io ho dei dubbi che miracolosamente il congresso e un nuovo segretario possano fare del Pd la forza riformista di cui il Paese ha bisogno. Mentre gli spazi per incalzare la maggioranza ci sono eccome».
Su quali temi?
«Quali riforme ha fatto il governo? Io apprezzo alcune cose che sta facendo l’esecutivo, ad esempio in politica economica. Ma il Paese ha bisogno di sconfiggere gli interessi consolidati che bloccano le riforme».
Faccia un esempio.


«La nostra produttività è ferma da 10 anni: che cosa si sta facendo perché cresca quando usciremo dalla crisi? Il governo non vuole mettere mano alla riduzione della rigidità del mercato del lavoro. Così le variazioni in numero e qualità del personale, conseguenza di tutte le crisi, invece che a un aumento portano a una riduzione della produttività».

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