Cocaina ed eroina dal sud America allEuropa attraverso corrieri nigeriani che nascondevano la droga in doppifondi ricavati nelle scarpe o ingerendo ovuli destinati a organizzazione camorristiche che provvedevano a spacciarla sul territorio nazionale. A mantenere i contatti del traffico e a dettar legge boss della camorra detenuti che impartivano ordini dal carcere attraverso «pizzini» nascosti nelle cuciture dei vestiti e codificati con codici di criptazione. Il traffico internazionale di droga è stato stroncato dagli agenti della polizia di Stato della mobile romana, diretta da Vittorio Rizzi, in collaborazione con quelle di Napoli, Caserta, Perugia e Macerata, coordinate dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia e dalla Direzione Centrale Antidroga.
Gli arresti sono partiti allalba di ieri. Ben 250 gli uomini della polizia impegnati in varie città dItalia con lausilio di elicotteri e unità cinofile. Loperazione, che ha sgominato il sodalizio, è stata ribattezzata «Black Shoes» ha consentito di ricostruire le rotte del narcotraffico, dal Suriname e dalla Guyana. Lindagine, condotta per circa due anni dalla mobile di Roma, ha consentito, in collaborazione con le polizie straniere, di individuare in Guyana, Suriname, Olanda, Romania, India, Pakistan, Uganda, Costa DAvorio, le cellule operative, collegate ai vertici dellorganizzazione che agivano in Campania. Determinante il ruolo delle donne della camorra che provvedevano a mantenere i contatti tra i boss detenuti e i loro affiliati con i «pizzini». Individuati i collegamenti tra i trafficanti nigeriani e gli esponenti della criminalità organizzata campana. Alcuni al clan degli «Scissionisti», si rifornivano dello stupefacente da distribuire nel mercato campano. Tra i reati contestati anche lassociazione mafiosa. Alla fine 30 chili di cocaina sequestrati, 26 persone arrestate in flagranza, in totale 54 persone finite in carcere. Lindagine era partita nel 2002 con larresto di Duda Joseph bloccato allaeroporto di Fiumicino con 2 chili di cocaina nascosti nelle scarpe. Doppifondi a parte, in alcuni casi venivano studiati sistemi ingegnosi per il trasporto come valigie, flaconi di cosmetici, apparecchiature idromeccaniche. I corrieri, la maggior parte ovulatori, non erano solo nigeriani ma provenivano da diverse estrazioni e nazionalità. Roma rientra nelle indagini come punto di transito dello stupefacente. Per diminuire i rischi di controlli in frontiera, infatti, venivano studiati tragitti sempre diversi, evitando gli aeroporti più sorvegliati.
Dalle indagini emerge che, nonostante i conflitti tra clan camorristici per il controllo del territorio, la criminalità organizzata campana e quella nigeriana abbiano raggiunto stretto alleanze.
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