di Edoardo Musicò
A dati definitivi acquisiti salta all'occhio che Genova, pur essendo una città in mano alla sinistra da decenni, non smania per il Sel, formazione di riferimento per Doria, che si ferma al 5%. Per non parlare di Rifondazione comunista-comunisti italiani che va poco oltre il 2%. L'exploit di Paolo Putti del Movimento 5 Stelle, vicino al 14%, dipende dal voto protestatario, ma è sfumato il ballottaggio. Il Partito democratico, sconfitto ad ogni primaria, si è rassegnato a sostenere Doria ed è il primo partito poco sotto al 24%. Ma se vincesse Doria, i problemi aumenteranno perché il Pd deve decidere se seguire una linea massimalista o riformatrice. In tal caso, la rotta di collisione con il mondo che Doria rappresenta sarà inevitabile. Non si può negare che la lista civica Marco Doria, quasi al 12%, ha avuto un effetto moltiplicatore. Parecchi hanno puntato direttamente sull'uomo, riconoscendosi nel vincitore delle primarie di sinistra. Stesso effetto di traino lo ha ottenuto Enrico Musso, con la sua lista civica, arrivando al 15% e al ballottaggio. Con una metafora, sembra che Musso punti ad scorribanda veloce con la sua nave corsara, svincolata dai partiti, per fare più bottino possibile, ai danni dei più pesanti ma meno manovrabili vascelli della sinistra. Tra i moderati spicca il disastro Pdl (9,2%) che, vittima delle sue beghe di cortile, e senza una sorpresa miracolosa a breve, rischia il precipizio. Vinai ne ha pagato il prezzo e neppure le sue liste civiche collegate sono servite a nulla. Onore al merito di Vinai che si è speso strada per strada con il suo camper, ma troppo tardi. Stesso discorso per Edoardo Rixi, che ha pagato per colpe non sue, con un risultato molto penalizzante per la Lega.
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