Consigli per i tagli

La tanto attesa dichiarazione del ministro dell’Economia sui conti pubblici è finalmente arrivata nell’ultima riunione dell’Ecofin. La diagnosi parla di un rapporto deficit/Pil del 4,6 per cento per l’anno in corso e la terapia annunciata è quella di un riequilibrio strutturale dello 0,8 per cento del Pil, 10 miliardi di euro. Diciamo subito che ogni politica di risanamento trova il nostro sostegno ben sapendo, però, che risanamento e crescita sono due facce della stessa medaglia. Senza la crescita, infatti, non c’è risanamento che tenga come abbiamo visto negli ultimi dieci anni. Crediamo anche che la previsione di un deficit al 4,6 per cento del Pil per l’anno in corso sia esagerata e più funzionale a «vendere» alla fine dell’anno un risultato migliore che non a testimoniare la verità attuale.
Lasciando da parte ogni nostra malizia, però, concentriamoci sulla terapia annunciata. Noi non siamo abituati alla derisione dei nostri avversari e men che meno dei ministri finanziari consapevoli come siamo delle grandi difficoltà nel governo dell’economia italiana. Sappiamo anche, però, che o si ha il coraggio di intervenire per davvero o si scivolerà nelle politiche dell’annuncio aggravando una situazione già complessa. Tra i tagli della spesa corrente primaria, le pensioni, gli enti locali e la sanità restano i settori fondamentali su cui incidere. Anzi, a dire il vero forse sono le uniche poste di bilancio sulle quali è possibile risparmiare una cifra importante come quella annunciata. Valga per tutti un solo esempio. Il trasferimento statale agli enti locali è di circa 70 miliardi di euro di cui poco meno di 50 attengono ai cosiddetti consumi intermedi, quelli, cioè, al netto delle spese per il personale (in questa cifra c’è anche una parte della sanità). Ridurre del 5 per cento l’intero trasferimento agli enti locali è possibile e darebbe un risparmio di poco più di 3 miliardi di euro. Il blocco del collocamento in pensione per un solo anno darebbe un risparmio intorno a 5 miliardi di euro senza neanche quell’effetto recessivo che comunque accompagnerebbe la riduzione del trasferimento agli enti locali che colpirebbe, infatti, anche gli investimenti. Una misura di questo genere dovrebbe però essere accompagnata da una anticipazione della riforma delle pensioni e della istituzione dei fondi pensione.
La reintroduzione di quei ticket farmaceutici che proprio il centrosinistra eliminò nel 2000 facendo impennare la spesa sanitaria darebbe anch’essa un gettito importante e concorrerebbe al contenimento delle uscite. Naturalmente ci dovrebbero essere esenzioni per i redditi bassi e per le patologie croniche lasciando gratuiti un gruppo di farmaci salvavita.
Sul terreno delle entrate un ritocco di alcune aliquote Iva è possibile, fermo restando la più bassa e la più alta e potrebbe dare un gettito di 1-1,5 miliardi di euro dando per scontato anche un piccolo scalino di inflazione. Questi sono solo esempi, naturalmente, ma insieme potrebbero determinare quel riequilibrio dei conti pubblici per circa 10 miliardi di euro così come ha detto il ministro Padoa-Schioppa. Mancherebbero, all’appello, ancora le risorse per lo sviluppo a cominciare da quelle occorrenti per ridurre il cuneo fiscale sul costo del lavoro. Su questo versante da anni ripetiamo che solo un grande spin-off immobiliare dell’immenso patrimonio statale utilizzato dalla pubblica amministrazione potrebbe fornire quelle entrate straordinarie capaci, a loro volta, di innescare il circuito virtuoso della ripresa economica concorrendo così al miglioramento strutturale della finanza pubblica. Anche questa è una opinione, ma finora non abbiamo sentito alcuna proposta seria.

All’allarme continuo sui conti pubblici, infatti, ha fatto riscontro solo quella direttiva della presidenza del Consiglio dei ministri che ha proposto risparmi nei ministeri, nelle segreterie dei singoli ministri, sulle auto blu e su tutta una serie di altre amenità dimenticando che alcuni settori, come ad esempio i tribunali, non hanno più neanche le penne o i computer per lavorare.
Se c’è il toro del disavanzo lo si prenda, allora, per le corna. Diversamente sarà solo una fuga in avanti per nascondere una grave incapacità di governo.

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