È l'ultimo passaggio, il più delicato, quello della chiamata al voto. E Gino Garibaldi, consigliere regionale di FI e uomo del Levante ligure, aggancia questa coda di campagna elettorale per ricordare agli elettori un appuntamento da non «bucare». Meno che mai adesso. Con Provincia e Comune di Genova, e con Chiavari e Rapallo nel Tigullio. «Solo così può vincere l'idea e la squadra che la supporta». Calca sul voto della Provincia, «che assume un carattere politico. È il momento di dare la spallata con la Cdl unita su un candidato come Renata Oliveri, grande esperienza, capace di amministrare e di interpretare le esigenze dei genovesi. Conosce i ruoli della Provincia, può programmarli e attuarli e davvero essere l'elemento di rottura in questa triade monocolore». L'appello ad un voto per il centrodestra che sia «la risposta di malcontento verso questo governo. Soprattutto il voto a Fi può rilevare la rottura con Prodi. Se si vince, si vince tutti e questo è un momento cruciale nella nostra storia democratica».
Poi il flash sul Comune di Genova: «Dobbiamo arrivare al ballottaggio. Il candidato Enrico Musso è forte e inserito in quella voglia di cambiamento e rilancio della città». E l'urgenza Tigullio: «Chiavari e Rapallo hanno bisogno del sindaco di tutti, sono due realtà che dobbiamo riportare alla normalità. Stanno avanzando personalismi quando serve progettualità e progettazione. Il rischio è di lasciarle in mano a personaggi che non si confrontano con la mediazione. Agostino e CApurro sono vittime della loro autorità, manca loro l'autorevolezza che deriva dalla coalizione». Insiste sul «ridare normalità ad una programmazione territoriale da cui deve partire la risposta al cittadino». Ribadisce il concetto Garibaldi, perché è il famoso passaggio per stimolare a mettere la croce sulla scheda. «Non ci sono solisti, dobbiamo sentirci squadra. Se vince, vincono anche quelli in panchina».
Garibaldi mastica politica dall'età di 18 anni, arriva da un percorso lontano dove ha imparato che la progettazione arriva dal territorio «per il quale ti devi impegnare al di là dei voti». Quell'impegno se l'è sempre sentito dentro e percepisce nella gente la voglia di tornare a vivere la cosa pubblica.
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