da Milano
La Consob chiama a rapporto le banche, con la richiesta di inserire nei libri contabili le posizioni eventualmente detenute in «special purpose entities» (spe), i cosiddetti veicoli fuori bilancio. Liniziativa, che a quanto risulta riguarda per il momento solo Unicredit e Intesa Sanpaolo, rientra nellobiettivo di assicurare maggiore trasparenza dopo la crisi innescata dai mutui subprime.
Lintenzione dellautorità di controllo presieduta da Lamberto Cardia è infatti quella di evidenziare loperatività in questi veicoli speciali a quegli operatori che, per dimensione e tipo di attività, potrebbero avere posizioni di un qualche rilievo. In questo modo, il mercato avrebbe una rappresentazione completa dei rischi eventualmente assunti.
Gli istituti chiamati in causa considerano comunque già assolto linvito della Consob. Intesa Sanpaolo, per esempio, ha fatto sapere ieri che la propria operatività attraverso spe è dettagliatamente illustrata nel progetto di bilancio 2007 del gruppo. La relazione dedica cinque pagine a questi strumenti. Viene illustrata lattività del gruppo, su otto tipologie diverse di spe: si tratta di 10 spe di raccolta, di 63 spe per prodotti assicurativi (attività totali per circa 12 miliardi), di 13 spe nel settore delle securitization oltre alle società Romulus Funding Corporation e Duomo Funding e di una spe, Intesa Investimenti, nel financial engeneering. Quattro altri gruppi di spe, spiega la relazione di bilancio, sono attivi nel project financing, negli asset backed, nel leveraged & acquisition finance e nei credit derivatives. Intesa SanPaolo ha intanto ceduto un portafoglio di mutui residenziali in bonis per 8 miliardi di euro a una società veicolo costituita per unoperazione strutturata di funding attraverso lemissione di titoli mortgage-backed. Anche Unicredit ha comunicato sempre ieri di aver già dato piena evidenza a tutti i veicoli fuori bilancio detenuti in occasione dellincontro con la comunità finanziaria sul bilancio 2007 tenuta il 13 marzo scorso.
Un giudizio lusinghiero su come gli istituti di credito italiani hanno saputo attraversare «la tempesta» della crisi mantenendo intatta la loro affidabilità creditizia, arriva intanto da Standard&Poors. Tuttavia, S&Ps prevede che nel 2008 la crescita del settore possa rallentare dopo i picchi registrati nel biennio 2006-2007 e che i costi per il rischio di credito aumenteranno pur restando moderati.
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