Il console giustifica la rivolta: cinesi perseguitati

Il diplomatico getta benzina sul fuoco: "Non si è trattato di un episodio casuale". E accusa il Comune perché vuole applicare le regole

Il console giustifica la rivolta: cinesi perseguitati

Milano - Ha tentato di calmare i manifestanti e improvvisato un vertice tra ribelli e forze dell’ordine all’interno di un sushi bar. Si dice anche disposto «a discutere in modo cordiale e pacifico» coi residenti, «per trovare una soluzione ai problemi» e ha chiesto «un incontro» al sindaco Letizia Moratti. Ma il console generale della Repubblica Popolare Cinese a Milano, Limin Zhang, lascia intendere che i vigili aggrediti ieri a Chinatown, in qualche modo se la sono cercata. O, meglio, se lo doveva aspettare l’amministrazione che, a detta del console, negli ultimi mesi avrebbe applicato due pesi e due misure nei confronti della comunità cinese rispetto a quella italiana. «Non si è trattato di un episodio casuale», ammette Zhang. Ringrazia il Comune per lo sforzo fatto per integrare gli immigrati orientali, ma domanda «in quale altra zona della città è stato vietato l’utilizzo di carrelli per trasportare le merci sui marciapiedi. Ci sono persino in Galleria Vittorio Emanuele, li ho fotografati». Trascura di ricordare gli anni di proteste e disordini nel quartiere, il viavai continuo di carrelli e i marciapiedi inutilizzabili dai pedoni che hanno costretto il Comune, due mesi fa, ad un giro di vite - multe pesanti fino al sequestro della merce a chi usa i carrelli in modo irregolare - e controlli dei vigili tutti i giorni e pure di notte. «Sono due mesi che siamo sottoposti a una forte pressione - sintetizza invece il console -, voglio sapere chi ha sbagliato e proteggere gli interessi dei commercianti cinesi che pagano le tasse e sono in regola». Sottolinea «le continue multe ai negozianti che trasportano le merci coi carrelli», i «numerosi posti di controllo lungo via Sarpi». Come se non bastasse, quella delibera della scorsa settimana che trasforma Chinatown - come è accaduto in altre vie centralissime della città - in zona a traffico limitato: «Dobbiamo discuterne - sbotta -. Non vogliamo interferire con gli affari interni del Comune, ma dobbiamo difendere sia i diritti degli uomini italiani, sia quelli dei cinesi». Smentisce «nel modo più categorico» che si sia trattato di «incidenti premeditati» dalla comunità cinese. Si è trattato «di una reazione spontanea». Parole che scatenano la dura reazione della Cdl. «Sono stupita - afferma la coordinatrice regionale di Forza Italia, Mariastella Gelmini -, ricordo al console che i vigili verificano il rispetto delle leggi, che spesso vengono disattese dalla comunità cinese della zona.

Non accettiamo lezioni di tolleranza da nessuno, figuriamoci dal rappresentante di un Paese in cui i diritti dei singoli non sempre sono rispettati». Il Comune, fa eco il capogruppo milanese della Lega Matteo Salvini, «ha aspettato anche troppo a far rispettare la legge. Se è un problema, tornino da dove sono venuti».

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