(...) Ma quello non era lultimo atto. Perché per il giudice «il materiale investigativo acquisito appare idoneo a sostenere laccusa in giudizio». E addirittura «con ragionevoli probabilità di condanna».
Per il gip, dunque, lattività istruttoria sugli incarichi assegnati dal Comune tra il luglio 2006 e il febbraio 2007 (con contratti triplicati e stipendi mensili dei neodirigenti da 14mila euro) deve essere integrata per verificare «se vi è stata unattività di ricerca dei dirigenti prima della loro nomina», a «chi sia concretamente riconducibile la gestione della scelta dei dirigenti» e «se sia stata loro rappresentata la legittimità del provvedimento adottato». Il punto è «il numero dei dirigenti nominati tra gli esterni», che «non avrebbe potuto superare la decina, a fronte del numero di 51 concretamente nominati». E proprio sui criteri di nomina si sofferma Ielo. Lo spoil system, infatti, sarebbe avvenuto «con la prospettazione di modalità umilianti nella prosecuzione del rapporto di lavoro, con minacce - credibili per la fonte da cui promanavano - di pagarla». Decine di funzionari, in altre parole, sarebbero stati indotti ad andare in pensione per lasciare il posto ad altri, nominati secondo convenienze di tipo politico, «probabile oggetto di accordi compensativi conclusi in sede diversa». «Modalità umilianti» che, sostiene ancora il giudice, integrano il reato di violenza privata, «e non quello di concussione», come aveva ipotizzato il pm.
Non solo. Palazzo Marino non avrebbe dato la pubblicità, prevista dallo statuto municipale, alla possibilità di presentare domande per la selezione di nuovi dirigenti. E questa è «una violazione di legge conclamata». «Merita rilievo la circostanza - sottolinea Ielo - che, incontestabilmente, la selezione dei dirigenti nominati è intervenuta senza la preventiva pubblicità richiesta dallo statuto, senza peraltro nessuna ricerca delle professionalità maggiormente adeguate alle funzioni da ricoprire con il risultato che (anche) ai cittadini del comune di Milano è stata preclusa la possibilità di accesso a funzioni poi assegnate a terzi». E ancora una volta, il caso esemplare citato dal gip è quello di Carmela Madaffari, nominata dirigente della Direzione centrale famiglia (a 217mila euro lanno) nonostante i suoi trascorsi tuttaltro che trasparenti come direttore generale della Asl di Locri, incarico da cui era stata rimossa per «gravi inadempienze».
La Procura, adesso, avrà tempo fino al 30 giugno per ascoltare nuovamente indagati e testimoni, e acquisire ulteriori documenti. Unindagine che sembrava essersi esaurita deve ora ricominciare. Non una buona notizia per il sindaco Moratti. Che, sulle «consulenze doro», aspetta anche unaltra decisione. Quella della Corte dei conti, che - dopo lesposto presentato dai consiglieri dellopposizione - contesta lassunzione di 23 collaboratori esterni a cui mancherebbero i requisiti di professionalità, aggirati attraverso unillegittima modifica del regolamento.
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