Politica

Consumatori, 17 sigle pagate dallo Stato

Alle associazioni favorevoli al decreto Bersani 10 milioni di euro l’anno

Gian Maria De Francesco

da Roma

Dalla lotta di classe alla class action la difesa del proletariato si evolve secondo il progredire dei tempi. Il disegno di legge annunciato dal ministro dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, intende infatti introdurre la possibilità che le associazioni dei consumatori, di utenti, di professionisti e le Camere di Commercio possano chiedere il risarcimento danni per illeciti contrattuali, pratiche commerciali illeciti o comportamenti anticoncorrenziali purché ledano i diritti di una pluralità di soggetti.
Si tratta di una svolta epocale perché per la prima volta in Italia si potrebbe consentire la promozione di azioni risarcitorie collettive (le class action appunto) sul modello statunitense. I principali fautori di questo istituto sono proprio le associazioni dei consumatori che per l’occasione sono diventate strumento dell’azione moralizzatrice del governo di centrosinistra. Ma quante sono e che cosa fanno queste organizzazioni che l’Unione vorrebbe trasformare in una sovrastruttura? Negli ultimi anni c’è stato un florilegio di sigle, ma le associazioni più importanti sono le 17 che fanno parte del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, istituito nel 1998 presso il ministero dell’Industria (oggi Sviluppo Economico). Si va dai 300mila iscritti di Altroconsumo ai 251 del Ctcu-Svz di Bolzano passando per i 35mila associati dell’austera Adusbef sempre pronta a fare i conti in tasca a banche, assicurazioni e società telefoniche.
Non mancano le associazioni promosse dai tre principali sindacati (Cgil, Cisl e Uil) ai quali si deve la nascita di Federconsumatori, Adiconsum e Adoc. Le 17 sigle nel loro complesso rappresentano oltre un milione di iscritti e ogni anno beneficiano di finanziamenti ministeriali per circa 10 milioni di euro. Quando la bolletta è troppo cara, il conto corrente è salato o l’Rc auto aumenta i paladini del consumatore sono pronti alla levata di scudi. Il decreto per le liberalizzazioni ha incontrato immediatamente il loro favore e da giorni attraverso comunicati stampa si ripete che i risparmi per i cittadini in seguito alle misure adottate potrebbero raggiungere i mille euro ogni anno.
Insomma, un bell’aiuto quasi gratis (considerati i finanziamenti) per un provvedimento che di fatto ha annullato lo spirito concertativo tanto sbandierato da Prodi & C. Ancora ieri le associazioni temevano che il decreto «possa essere stravolto in Parlamento anche con una sola parolina». Ma una volta «tranquillizzato» uno zoccolo elettorale di un milione di persone, cioè le associazioni dei consumatori, l’Unione dovrà risolvere i problemi con altri suoi elettori. In primis le banche, in secundis le imprese. Sabato scorso il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, auspicava una rapida approvazione del ddl sulla class action. «Si potrà utilizzare per tutti i numerosi casi di risparmio tradito» come Cirio, Parmalat e i tango bond. Alla faccia dei tavoli di conciliazione e dei piani di rimborso promossi dagli istituti di credito.

Come ha detto l’ex sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, «sarà curioso vedere come il vertice di Confindustria spiegherà ai propri associati la facile messa sotto accusa di interi sistemi produttivi».

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