Contesta la sentenza per un omicidio «Giudici, mio marito vale così poco?»

da Palermo

«Sei anni per un omicidio sono pochi. Leggo sul giornale che i ladri sono condannati a pene più pesanti. Quell'uomo ha rovinato la mia vita e quella dei miei figli». Lo dice Irene Librera, 34 anni, madre di quattro figli di 16, 13, 9 e sei anni, moglie di Simone La Mantia, l'uomo morto per le percosse subite il 2 ottobre 2004 da Salvatore Mannino dopo un litigio per un banale incidente di auto.
Il Gup ha condannato infatti a soli 6 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale Mannino, titolare di una agenzia di pompe funebri, e ha assolto il figlio, Natale, che secondo la moglie della vittima, avrebbe partecipato al pestaggio. Il gup ha anche accordato 30 mila euro di provvisionale a ciascuna delle parti civili, la moglie e i 4 figli della vittima. «Chiedo alle istituzioni competenti - dice la donna - di permettermi di andare via da Palermo. Abito vicino al negozio di quelle persone e ogni tanto sono costretta a incontrarle. Se la legge condanna a sei anni un uomo che uccide a botte deve consentirmi di rifarmi una vita.

Dal giorno dell'omicidio la mia vita è stata rovinata. Vado dallo psicologo e i problemi con 4 figli da mantenere e da mandare a scuola sono tanti. Ricordo che la mia figlia minore ha assistito al pestaggio del padre che poi è morto».

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