Roma

Le contestate spese di Gasbarra

Rita Smordoni

Un consulente per la pace da 40mila euro all’anno. A pagare è Palazzo Valentini. Proprio mentre il ministro per gli affari regionali, Linda Lanzillotta, avvia la discussione per ridefinire il ruolo delle Provincie, dal taglio delle spese alla riduzione delle competenze, Enrico Gasbarra invece guarda oltre. Verso la Palestina, verso il mondo arabo, oltre il Mediterraneo. E per la pacificazione del Medio Oriente non lesina soldi. Il ministro degli esteri di Palazzo Valentini si chiama Fabio Nicolucci. Persona di solida esperienza politica come dirigente Ds. La sua qualifica esatta è «consulente per le politiche della pace e per i rapporti con il mondo arabo». Una delibera di giunta, la n. 38/3 del 27 gennaio 2004, gli attribuisce un contratto di collaborazione ad alto contenuto di professionalità, in materia di «relazioni internazionali e politiche per la pace». Quarantamila euro all’anno il corrispettivo (oneri inclusi). Di quanto il consulente abbia fatto finora di concreto per la pacificazione in Terra Santa si sa poco. Ma Gasbarra, in buona sostanza, ha creato un ufficio per la Pace o per la propaganda? Se lo chiedono anche il capogruppo di An alla Provincia, Piergiorgio Benvenuti, e il consigliere Andrea Simonelli, che hanno presentato ieri una interrogazione urgente allo stesso Gasbarra, per sapere «quali obiettivi pratici e concreti abbia raggiunto in 2 anni e mezzo Fabio Nicolucci in tema di politiche per la pace e rapporti internazionali con il mondo arabo». «A nostro modo di vedere - rimarcano Benvenuti e Simonelli - le istituzioni su tematiche importanti debbono privilegiare fatti concreti rispetto a iniziative demagogiche e propagandistiche». La delibera 38/3 prevede, fra l’altro, per il consulente un trattamento economico in caso di missione, pari a quello previsto per i dirigenti della Provincia. Ma a Palazzo Valentini iniziative del genere sono all’ordine del giorno. Il capogruppo dei Verdi, Gianluca Cavino, ha chiesto, 3 mesi fa, di aprire un Ufficio per la Pace anche nel XIII Municipio: «Ostia ha un alto numero di giovani, servono iniziative di educazione alla pace. Inoltre è un crogiolo di etnie diverse, l’alta presenza di immigrati è un patrimonio culturale per tutti». Pace e solidarietà contro l’emarginazione, insomma. Peccato che a Ostia in un dormitorio dell’ultrasinistra, il centro sociale Vittorio okkupato, un immigrato pakistano abbia ammazzato il compagno di stanza perché pregava poco. È successo un mese fa, la sinistra ha continuato a ripetere le solite chiacchiere come niente fosse. Ma sul tema della pace non sono secondi a nessuno neppure i piccoli comuni dell’hinterland amministrati dai sodali di Gasbarra. La Provincia di Roma e l’Università Roma Tre hanno di recente stipulato una convenzione per promuovere in tutte le amministrazioni locali la nascita di Uffici per la pace. Il piccolo comune di Valmontone, ad esempio, giunta di sinistra, ad aprile ne ha aperto uno: anche un minuscolo centro come il nostro, ha pensato il sindaco Miele, non può esimersi dal cimentarsi con i problemi del mondo. In che modo? «Da cinque anni organizziamo a Natale un concerto per la pace e per la vita a Gerusalemme e Betlemme» hanno spiegato Miele e l’assessore Colucci: «A Valmontone, come segno di solidarietà, abbiamo insegnato a giovani palestinesi come si prepara la pizza e il pane per fargli aprire una pizzeria in Terra Santa». Altri comuni stanno seguendo l’esempio.

Pane, pizza, cori, fisarmonica. Non resta che ripetere la domanda: sono uffici per la Pace o per la propaganda?

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