Roma - Per festeggiare le dieci candeline della Banca centrale europea, i governi di Eurolandia si fanno un regalo: due anni di tempo in più, dal 2010 al 2012, per raggiungere il pareggio del bilancio pubblico. L’Italia, conferma Giulio Tremonti, manterrà tuttavia il suo obiettivo di pareggio nel 2011. E così il ministro dell’Economia ottiene la «benedizione» dell’Europa: i primi provvedimenti economici del governo italiano, ma anche quelli prospettati per il futuro, «vanno nella direzione giusta», commenta il presidente dell’Eurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker.
Ai ministri delle Finanze dell’Eurozona, riuniti a Francoforte per il decennale della Bce, Tremonti anticipa le linee-guida della prossima politica economica italiana: una manovra da 10 miliardi di euro per il 2009, parte della quale sarà anticipata a metà dell’anno in corso insieme con il Dpef (il documento di programmazione economica e finanziaria). L’intervento sarebbe condensato in un decreto «tagliaspese» aggiornato alle necessità attuali, contenente fra l’altro un rigido blocco del turnover nella Pubblica amministrazione (una assunzione ogni otto pensionamenti) e alcune liberalizzazioni nei servizi pubblici locali.
Ma Tremonti ha anche iniziato a parlare dell’idea di base che sorregge la manovra: l’intenzione di venire incontro alle famiglie e alla fasce più deboli, ma senza costi eccessivi per il bilancio pubblico. Così si spiegano non solo l’abolizione dell’Ici sulla prima casa e la detassazione degli straordinari, ma anche il piano mutui e i possibili interventi su energia e bollette. «L’accordo che abbiamo fatto con le banche sui mutui ha destato l’interesse di alcuni ministri europei - commenta Tremonti - e quella di tassare le compagnie petrolifere è un’idea che comincia a circolare». Niente da fare, invece, per la proposta francese di mettere un tetto all’Iva sui prodotti energetici. «Poiché i prezzi resteranno alti - spiega Juncker - le misure fiscali di breve termine non alleggerirebbero il fardello». Inoltre, la riduzione delle entrate fiscali renderebbe più difficile il raggiungimento del pareggio di bilancio, e potrebbe creare distorsioni nella concorrenza.
Oggi, l’Ecofin abroga - come è noto da tempo - la procedura di infrazione per deficit eccessivo a carico del nostro Paese. Ora l’obiettivo è il pareggio di bilancio, e dovrà essere conseguito obbligatoriamente entro il 2012, non più entro il 2010. I ministri finanziari europei si sono resi conto che sarebbe stato eccessivo pretendere il pareggio in anni di scarsa crescita dell’economia. Si sono dati due anni di tempo in più, ma senza eccezioni. «Il 2012 è il termine ultimo - spiegano Juncker e il commissario all’economia Joaquin Almunia -, e in particolare l’Italia deve evitare qualsiasi spesa addizionale, ma anche riduzioni delle tasse che non siano bilanciati da simmetrici tagli di spesa». Per raggiungere il pareggio entro il 2011, come previsto dal «piano Padoa-Schioppa» confermato dall’attuale ministro dell’Economia, l’Italia dovrebbe ridurre il deficit strutturale di uno 0,5% l’anno.
Quanto alla crescita, ieri il Fondo monetario ha rese note - proprio a Francoforte - le ultime
stime, leggermente migliori di quelle di aprile: la crescita 2008 di Eurolandia dovrebbe giungere all’1,75%, contro l’1,4% previsto in aprile. Questo non modifica comunque una «traiettoria al ribasso» nei prossimi mesi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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