Milano - L’ultima volta la colpa era stata dell’insalata di pollo: cinque anni fa la McDonald’s, il colosso americano degli hamburger (32mila ristoranti in 118 paesi), aveva registrato un rosso nel quarto trimestre del 2002 e aveva dovuto chiudere più di 700 punti vendita. Ora la perdita di bilancio viene dall’America Latina: i vertici della società hanno deciso di cedere tutta la loro catena di ristorazione in quell’area (circa 1.600 fast food) per potersi concentrare su altri mercati più promettenti, come quello cinese. Risultato: un buco drammatico di 711,7 milioni di dollari nel solo secondo trimestre di quest’anno, il secondo peggiore di tutta la storia McDonald’s. E non è una gran consolazione sapere che il gruppo è riuscito a vendere nello stesso periodo la bellezza di sei miliardi di dollari in polpette, patatine fritte e Coca Cola, contro i 5,36 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno.
All’inizio del 2003, dopo la brutta conclusione del 2002, la McDonald’s aveva immediatamente reagito alle perdite lanciando nuovi prodotti, più adatti a chi non apprezza i cibi fritti e pieni di grasso. E il rilancio non si era fatto attendere, con 50 mesi di fila di profitti e di crescita delle vendite. Una serie positiva interrotta solo dalla necessità di vendere la rete di fast food latino-americana.
Quello che non dovrebbe interrompersi è il flusso di nuovi prodotti, mirati per ogni singolo mercato: così la crescita degli affari negli ultimi tre anni è da attribuirsi agli involtini alla cannella e al caffè ghiacciato negli Stati Uniti, mentre l’Europa sembra avere apprezzato di più i dessert McFlurry e la Cina si è deliziata ingollando i sandwich con salsa McMuffin per la colazione. Per carità, ognuno ha i suoi gusti. In ogni caso la crescita della McDonald’s in Europa ha superato quella negli Usa: in Germania hanno avuto successo hamburger e panini «mexican-style», in Gran Bretagna i dessert con dolcini, i francesi sembrano invece preferire gli hamburger più piccoli e i panini al pollo. McDonald’s si aggrappa così a europei e cinesi per veder salire le sue vendite, mentre, secondo gli esperti, gli americani hanno già la pancia piena e un’economia che, almeno per il momento, non permette grandi stravizi. Il loro fegato potrebbe anche guadagnarci. Sempre i soliti esperti sostengono che il prezzo della carne di vitello dovrebbe scendere negli Usa, mentre se quella di pollo potrebbe avere un’impennata tra il 5 e il 7 per cento. In ogni caso nessun allarme: in Europa i prezzi di pollo e vitello resteranno stabili e, prevedibilmente, anche il nostro tasso di colesterolo.
E i sud americani come faranno, ora che sono orfani di McDonald’s? Anche qui, niente paura: morto il re, viva il re. Al posto di McDonald’s ci sarà Woods Staton, che ha rilevato la catena che conta circa 1.600 punti di ristoro. Woods Staton è stato proprio il gruppo che aveva introdotto McDonald’s in Argentina vent’anni fa. Nel 2008 McDonalds potrebbe inoltre trovare una nuova collocazione per i fast food che gestisce in Canada e Gran Bretagna, collocandoli presso operatori indipendenti o dandoli in gestione in franchising.
Insomma, il colosso della carne trita e delle patatine cambia pelle, si adegua ai tempi, va a cercare nuovi mercati. Comunque gli analisti finanziari, se non si sbilanciano a raccomandare di acquistare gli hamburger, invitano invece a comprare le azioni McDonald’s: le perdite dell’America Latina dovrebbero essere solo un incidente.
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