Continua la guerra dei grattacieli tra Cina e Usa Pechino sorpassa verso l'alto, New York insegue

Solo quest’anno Pechino ne ha costruiti 200: nel 2016 saranno 4 volte più di quelli Usa. Ma anche la Grande Mela esce dalla crisi e rilancia la corsa verso il cielo

Continua la guerra dei grattacieli tra Cina e Usa 
Pechino sorpassa verso l'alto, New York insegue

Sempre di più. Sempre più in alto. Per esibire la potenza. Per affermare la supremazia. Per scommettere sul futuro. La Cina investe sui grattacieli. Ne costruisce uno ogni cinque giorni. Duecento solo quest’anno. Ne conterà 800 nel 2016. Un trionfo di architettura, arte e ingegneria. Per sfidare gli Stati Uniti anche nei simboli. E per batterli: perché quegli 800 grattacieli sono quattro volte di più di quelli che sorgono oggi in tutto il territorio americano.
Shangai contro Chicago. Hong Kong contro New York. Pudong contro Manhattan. Pechino mostra i muscoli ma accarezza le nuvole. Più che una guerra è una corsa al primato. La misura della leadership. La sfida del gigante sul gigante. I numeri parlano chiaro: 58 grattacieli nella sola Hong Kong, 56 a Shenzhen, 51 a Shangai. Migliaia di ristoranti, aree shopping, hotel di lusso, sale conferenze, cinema e uffici. Soldi e investimenti che girano. Oltre a qualche scommessa sul futuro. La più «à la page» la mette sul piatto la Shangai Tower, in costruzione dal 2008 e prossima alla parziale apertura già nel 2012. L’edificio, che si avvita per oltre mezzo chilometro (632 metri di altezza), non solo diventerà il grattacielo più alto di Shangai e il secondo più alto del mondo (dopo il Burj Khalifa di Dubai), ma anche il più ecologico, dotato di enormi spazi verdi e giardini. Una sfida ambiziosa per uno dei Paesi più inquinanti del mondo. Una sfida abbordabile per un edificio che dà l’impressione di avvolgersi su se stesso e la cui forma punta proprio alla riduzione dell’impatto coi venti, alla raccolta di acqua piovana per il riscaldamento e condizionamento e che prevede l’uso di impianti eolici e solari per l’alimentazione dei generatori energetici.

Concorrenza dura. Pure per la Chicago degli skyscrapers divenuta capitale simbolica degli Stati Uniti dopo l’elezione di Obama. Concorrenza durissima anche per New York, che a fatica cerca di mettersi alle spalle le glorie e la tragedia delle Torri Gemelle e si sta riprendendo da una crisi del mercato durata quasi due anni. La Freedom Tower (541 metri), che nel 2013 sostituirà le Twin Towers, è già al centro di polemiche negli Usa per i costi eccessivi: 3,3 miliardi di dollari, il grattacielo più costoso della storia d’America. E anche su un altro punto, quello delle spese folli, Cina e Usa sono sempre più vicine. Il One World Trade Center - come viene anche chiamata la Freedom Tower - sorge infatti in un’area di Manhattan dove i prezzi del mercato immobiliare sono più bassi. C’è quindi il serio rischio che se il costo eccessivo dell’edificio - oggi sopportato dall’agenzia pubblica Port Authority - non riuscirà a essere scaricato su affittuari e acquirenti, saranno i contribuenti a dover pagare il prezzo della nuova opera. Stesso problema a Shangai, dove la Jin Mao Tower, la seconda più alta della città e settimo grattacielo più alto del mondo con i suoi 421 metri di altezza, è costato 20mila yuan (oltre 4mila euro) a metro quadro ma necessita di oltre un milione di yuan (più di 100mila euro) al giorno solo per il mantenimento. Un problema che non frena però i grandi progetti cinesi. Non solo le grandi metropoli, ma anche le città con meno di un milione di abitanti guardano in cielo e puntano al cielo. Cinque dei dieci edifici più alti del mondo si trovano attualmente in Cina. E sono diventati uno strumento anche per affrontare i problemi di sovrappopolazione: «La Cina ha bisogno di edifici alti nel processo di urbanizzazione - ha spiegato Jianmao Wang, professore di Economia alla China International Business School -. Tuttavia, considerato il costo elevato della costruzione dei grattacieli e il loro mantenimento, nonché i problemi ambientali che provocano, le autorità governative dovrebbero essere caute nell’approvazione di nuovi progetti».

Una buona soluzione, tutta made in Usa, sembra averla trovata la famiglia Malkin, proprietaria dell’Empire State Building di New York, il cui obiettivo è mettere in piedi una società immobiliare per azioni e

consentire a chiunque di poter comprare un pezzo del grattacielo più famoso del mondo (102 piani per 381 metri di altezza). Potenza della democratica America, che vuole regalare a tutti il sogno di puntare sempre più in alto.

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