Continua in Honduras la guerra dei due presidenti

Manuel Zelaya definisce «una burla» l'idea del rivale Roberto Miicheletti di affidare alle Forze armate la decisione sul futuro del Paese.

Niente accordo. Sembrava che si potesse trovare una qualche forma di compromesso nell'Honduras spaccato in due. I golpisti del presidente di origine italiana Roberto Micheletti contro i fan del presidente deposto Manuel Zelaya. Ma la pacificazione non è arrivata. Zelaya è rientrato avventurosamente nel paese poco più di tre settimane fa e ha trovato rifugio nell'ambasciata brasiliana. Da qui ha fatto uscire un proclama, letto dal suo ministro degli esteri Patricia Rodas a Cochabamba in Bolivia. Zelaya non gira intorno alle parole e definisce «una burla» l'idea del nemico che siano le Forze armate a decidere se si debba o meno restituire il potere a Zelaya. «Non siamo disposti ad accettare la militarizzazione della società», afferma Zelaya che chiede anche ai ministri degli esteri dell'Osa (Organizzazione degli stati americani) di riunirsi «immediatamente» per incrementare le «misure economiche e commerciali» contro il governo golpista.

Non solo: Zelaya, evidentemente convinto di poter resistere nell'ambasciata a tempo indeterminato, si rivolge con un appello anche al popolo honduregno perché «prosegua con la resistenza, affinché nel paese possa tornare al più presto la democrazia».

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