
Adesso che lo sciopero generale indetto la scorsa settimana da Cgil e sindacati di base a sostegno del popolo palestinese ha funzionato, mettendo alle corde il mondo islamico e costringendo Israele e Hamas a firmare una tregua a Gaza - peraltro lasciando a Donald Trump un ruolo da comparsa - resta da capire chi, qua da noi, sia più dispiaciuto per una pace arrivata fra capo e collo, neanche il tempo di sfoggiare la nuova kefiah.
Il sospetto è che la parte del Paese maggiormente afflitta - la fazione così pacifista da faticare a rinunciare alla guerra - sia la sinistra di potere e di telecomando, una grande TeleGaza che va dalla Striscia settimanale della Berlinguer e tutto il retequattrismo per Ramallah, tra la professoressa in Storia del Medioriente Kasia Smutniak a Enzo Iacchetti (il quale infatti pare non aver dato l'ok all'accordo di pace), fino a Lasetta di amici - Formigli che intervista la Gruber che intervista Floris che intervista Augias che va dalla Gruber - passando per la propaganda (con la minuscola) di Zoro, fino a Telese&Aprile, i George e Mildred dell'Intifada giornalistica italiana.
Una Al Jazeera più provinciale, dove anche Rula Jebreal può avere un ruolo, che ha dato palcoscenico a una banda di artisti improvvisamente diventati analisti di geopolitica e a un'imbarcata di intellettuali da talk show che da domani dovranno trovare un nuovo argomento per cui sentirsi moralmente superiori.E non dubitiamo che ci riusciranno in fretta.