Contratti: Csc, con riforma aumenti da 2.500 euro

Con il nuovo modello contrattuale buste paga più pesanti. È questa la stima del Centro studi di Confindustria. Ma l'ala oltranzista della Cgil non ci sta e ha indetto lo sciopero di metalmeccanici e dipendenti pubblici per il 13 febbraio

Un aumento di 1.031 euro (79 euro lorde al mese) contro la perdita di 1.350 euro denunciata ieri dalla Cgil. L'applicazione corretta del nuovo modello contrattuale delineato dall'accordo del 22 gennaio porta a stime completamente diverse da quelle indicate dalla Confederazione di corso Italia. È il Centro Studi di Confindustria (Csc) a rifare i conti, con una premessa: «I calcoli della Cgil, sono parziali e sono riferiti al passato, mentre il nuovo modello si applica per il futuro». Le stime del sindacato guidato da Guglielmo Epifani, aggiunge il Csc, non tengono conto dell'incentivo fiscale e contributivo, che rende più pesanti gli incrementi concessi a livello aziendale. Questione di numeri E così se nei cinque anni presi a riferimento dalla Cgil (2004-2008), le retribuzioni annuali lorde sarebbero aumentate nel triennio di 1.031 euro grazie alla maggiore produttività che si sarebbe potuta scambiare in azienda e al fatto che ci sarebbe stata un'inflazione più bassa (+8,9% con i nuovi calcoli, contro l'11,4% osservato effettivamente), per quelli futuri (anni 2009-2011) l'aumento sarà ben più consistente: 2.533 euro, di cui 1.218 reali, cioè di maggiore potere d'acquisto (94 euro lordi al mese). A ciò si dovrà poi aggiungere una minore tassazione e una minore contribuzione che faranno salire di ulteriori 362 euro le buste paga nette. L'inflazione depurata dell'energia, che è quella che conta per adeguare le retribuzioni nel nuovo modello, sarà nel prossimo triennio del 5,1% cumulato, leggermente maggiore di quella totale (4,7%). «E la depurazione va a tutto vantaggio dei lavoratori», conclude il centro studi. Nuovi contratti Il nuovo modello contrattuale, osserva Confindustria, riduce la spinta sui costi che viene dal contratto nazionale e libera risorse per aumenti legati alla produttività, facendo così crescere il potere d'acquisto delle buste paga, perché i soldi ricevuti dai lavoratori sono al netto dell'inflazione. Quindi, di fatto, difende le retribuzioni reali meglio del modello precedente, dove si contrattava anche l'inflazione futura, spingendola a salire. «La posizione sostenuta dalla Cgil alla lunga, infine, può risultare non compatibile con il mantenimento dell'Italia nell'euro, perché trasferisce in maggior costo del lavoro anche l'inflazione energetica importata e fa sì che questa si perpetui nel tempo». Ma la Cgil sciopera I metalmeccanici della Fiom e i dipendenti pubblici di Fp-Cgil, le due federazioni più estremiste del sindacato rosso, hanno presentato lo sciopero del 13 febbraio. Un'iniziativa che evidenzia le difficoltà epifaniane nel tenere a freno le ali estreme e anche la manifestazione nazionale proclamata per il 4 aprile potrebbe non soddisfare l'oltranzismo di «cipputi» e «travet».

I leader della Fiom e della Fp, Gianni Rinaldini e Carlo Podda, sono andati all'attacco dell'accordo separato di giovedì scorso, giudicato «illegittimo», un «atto di aggressione alla Costituzione materiale», e ne hanno chiesto il ritiro della firma, avvertendo che non lo rispetteranno perché va rimesso al giudizio dei lavoratori.

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