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Contro il caldo estivo riscopriamo i vecchi rimedi

Egregio dottor Granzotto, in merito alla sua risposta sul caldo, non so se lei si è mai trovato a dover sopportare 46 gradi umidi; io l’ho fatto nei giorni scorsi a Trapani e ho benedetto chi ha inventato il condizionatore d’aria. Che quella recentemente abbattutasi sulla Sicilia sia stata un’ondata di caldo eccezionale lo dimostrano, purtroppo, i decessi registrati.

Ondata di caldo eccezionale, caro Parodi? Ondata di caldo, punto e basta. Vuole che le elenchi testimonianze storiche e letterarie di giornate siciliane con i 45 gradi, il clima afoso e umido che s’accompagna allo scirocco? Quando, in cerca di refrigerio, la gente trascinava i materassi sui balconi e sui terrazzini e lì trascorreva la notte? Certo, ci sono circostanze nelle quali non si può fare a meno di benedire l’ingegnere americano Willis Carrier, che nel 1909 ideò e mise in vendita il primo climatizzatore. Una volta, infatti, nelle ore più calde della giornata (delle giornate afose e sciroccose, ben inteso) nessuno usciva da casa, mantenuta ad una temperatura sopportabile - che invariabilmente veniva definita «fresca» - da collaudati giochi di ombre e di refoli. Con le madri di famiglia, generalmente addette alla bisogna, che regolavano di volta in volta l’angolatura delle persiane e la caduta dei tendaggi con la maestria di uno skipper di Coppa America alle prese coi fiocchi e con le rande. Con i ritmi di oggi tutto ciò è impensabile e dunque ci son giorni che senza l’ausilio del condizionatore sarebbero dolori. Ma il punto, caro Parodi, è questo: risulta ragionevole passare dai 45 gradi del marciapiede ai 17-18 dell’atrio di una banca, di un negozio, di un ufficio o, peggio ancora, del proprio appartamento? Cioè passare non dal caldo al «fresco», ma dall’estate all’inverno siberiano? Tant’è che i più accorti tengono a portata di mano, in piena canicola, una petite laine, un pullover da indossare nei locali trasformati in ghiacciaie?
E che dire della citrullissima abitudine di mettere in funzione, allorché si lascia l’appartamento per andare mettiamo al lavoro, il condizionatore domestico «così quando stasera torno trovo la casa bella fredda che sembra di essere a Cortina»? E di seguitare a tenerlo acceso anche di notte «perché non sai il piacere di dormire con la coperta di lana»? La verità è che, pur lamentandoci del fatto che, signor mio, non ci sono più le stagioni, abbiamo dichiarato guerra alla stagione estiva.

Salvo che nelle settimane da trascorrere sulla spiaggia - e allora guai se il tempo si mette «al brutto», guai se si annuvola o, orrore, piove - l’estate così com’è non la vogliamo più. Vogliamo una estate invernale. E siccome Terra Madre, quella carogna, non ci accontenta, gliela facciamo in barba sparando a palla i nostri condizionatori. Così impara.

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