Contro il caro-vita la spesa si fa col satellitare

Il piacere a metà prezzo va assaporato con calma. In coda, ripassando la lista dei desideri. Ieri mattina la febbre dei saldi era già alta alle, 10 quando la maggior parte dei negozi ha aperto i battenti. Alzando le serrande nessuna sorpresa che di fronte ai «fortini» di molte griffe lo stato d’assedio fosse già stato posto da un po’. «Prendi il biglietto solo fino a Loreto, poi vediamo se fermarci in Buenos Aires o se andare subito in centro», sussurra un ragazzina «in ghingheri» alla fida compagna di spese.
Scene da Shop and the city e ultimi, teneri, tentativi di cominciare la lunga giornata di spese risparmiando qualche centesimo sul biglietto del metrò, prima di infrangere buoni propositi e plafond. Le code più fitte si sono sciolte più facilmente in Buenos Aires, dove i grandi negozi hanno inghiottito subito i clienti. Sotto i portici di via Vittorio Emanuele, invece, due flussi continui e opposti, più simili a torme dantesche muovono lente, risucchiate o espulse dalle porte dei negozi: all’ingresso della Rinascente gentili hostess stappano bibite light come fresco viatico.
Al primo piano, reparto pelletteria, è caccia ai tagliandi rossi che indicano gli sconti: per trovarli bisogna addentrarsi nei vari corner monomarca mentre già in bella mostra sono le collezioni del prossimo autunno-inverno. Nonostante il caldo e i colori più tenui c’è già chi ci fa un pensierino. È il business, bellezza. L’ingresso, con panchine, di Zara, somiglia più ad una sala d’attesa di una grande stazione ferroviaria anni Trenta: mariti declassati a portaborse attendono, piedi penzoloni, le consorti e la fine dell’incubo. Fuori, intanto, l’animale da saldo si muove o in branco, risultando spesso più confuso oppure in virtuosi duetti perché, come in cordata o nella vita, il compagno va scelto con attenzione. «Ho comprato soprattutto scarpe di fattura italiana, a casa mia le pagherei comunque il doppio» spiega Michael Miroshnik, 34 anni, chirurgo plastico. Nato ad Odessa, abita a Sydney ma ora lavora a Londra, ma «per i saldi - assicura - è meglio Milano e domani visiterò qualche outlet», assicura mettendosi paziente in coda da Gucci in Montenapoleone dove l’accesso ancora per tutto il pomeriggio è stato regolamentato dal gesto di rigorosi Body guard. Stessa scena da Hogan, poco oltre. Più «fluida» la situazione nelle super maison del Quadrilatero: anche da Tom Ford, l’ultimo negozio aperto da poco in via Verri, solo pochi abbienti curiosi, niente saldi e merce già invernale. A fine giornata i dati Ascomoda Milano parlano di un incremento medio del 3% rispetto al 2007. La Camera di Commercio stima un giro d’affari in città di 450 milioni di euro. Ogni famiglia avrebbe stanziato un «tesoretto» di 280-300 euro. Sconto 30 per cento: è questa la media dei ribassi applicati e sbandierati dai cartelli in vetrina. Si trovano anche ribassi più consistenti, fino al 70 per cento, ma in qualche caso riguardano solo merce «a maniche lunghe». Per chi voglia conoscere i proprio diritti c’è anche lo sportello «Saldi Chiari» dell’Unione del Commercio e Ascomoda Milano che risponde al numero 800 406810. Oggi l’80% dei negozi sarà aperto.

Anche chi non vende merce «stagionale» spera nell’affare: i chioschi con magliette dei calciatori ed altri souvenir promettono sconti abbinati alle news del calcio mercato. Nessuno sconto invece al chiosco di orologi in legno: risparmiare il tempo, si sa, è davvero difficile.

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