Contro i consulenti un ricorso al Tar

Massimo Malpica

È praticamente un mantra capitolino: «L’attuale dotazione di dirigenti a tempo indeterminato non consente di coprire le posizioni dirigenziali nella macrostruttura». Una formula di rito che spalanca le porte ai consulenti esterni del Comune di Roma, assunti con ricchi contratti a termine perché, appunto, tra le vecchie mura del Campidoglio non ci sono dirigenti o professionalità. Un modo per cautelarsi, soprattutto dopo la condanna della giunta Rutelli da parte della Corte dei Conti, e per giustificare il ricorso a «forze esterne». Quella frasetta familiare è stata messa nero su bianco decine e decine di volte nel corso del primo mandato di Walter Veltroni. Che, dal suo canto, forse era il primo ad averne abbastanza. Tanto da scrivere nel suo programma, a pagina 34, non solo di voler «valorizzare, riqualificare e incentivare» il personale del Comune. Ma anche di voler «sempre più» limitare il ricorso ai contratti a termine alle «reali esigenze di carattere organizzativo». Proposito virtuoso, non c’è dubbio. Ma non rispettato.
Almeno la pensano così i 27 tra architetti e ingegneri che hanno superato il concorso per dirigenti tecnici bandito dal Campidoglio a dicembre del 2004. Mica pivellini, ma professionisti «con non meno di quindici anni di anzianità nell’amministrazione comunale - scrivevano in una lettera aperta al sindaco subito dopo la sua riconferma - e con posizioni di responsabilità e profonda esperienza nel campo tecnico». Questi «idonei», dopo aver atteso per anni la fine delle procedure concorsuali, osservando pazienti i «dirigenti a termine» occupare scrivanie tolte al personale interno, speravano di poter finalmente ricoprire gli incarichi loro spettanti con la nuova consiliatura. C’era pure un ordine del giorno del consiglio comunale, approvato all’unanimità da maggioranza e opposizione lo scorso primo agosto, ad impegnare «il sindaco e la giunta affinché l’amministrazione attinga dalla graduatoria degli idonei ai concorsi interni in via prioritaria per assegnare le direzioni dei diversi uffici». Ma non sempre la carta canta, e una nuova infornata di circa quaranta dirigenti esterni ha fatto scemare la speranza e crescere il malcontento tra i dipendenti. Così le «risorse da valorizzare», per dirla col primo cittadino, hanno scritto una seconda lettera aperta proprio al sindaco, per spiegare come mai hanno deciso di ricorrere al Tar per far valere i propri diritti.
«Sono trascorsi mesi - si legge nella missiva - dalle pubblicazioni ufficiali delle graduatorie definitive dei concorsi interni per dirigenti amministrativi, tecnici, socio-culturali. A tutt’oggi, al di là di aleatorie assicurazioni e generiche promesse sulla necessità di far scorrere la graduatoria dei dipendenti idonei a ricoprire i posti vacanti di dirigente, nessun segnale concreto o atto formale sono stati prodotti dall’amministrazione comunale. Per contro - sospirano gli «idonei» - sono stati assunti a tempo determinato circa quaranta dirigenti esterni, in contrasto con quanto riportato nel programma elettorale (...)». E così, «con vivo rammarico», il «comitato idonei» conclude: «Presenteremo ricorso presso gli organi competenti nei confronti delle recenti delibere di giunta aventi per oggetto l’assunzione triennale di dirigenti esterni». Detto, fatto. Il 29 settembre un ricorso firmato da 16 degli «idonei» è stato presentato al Tar del Lazio.

Una bella rogna per la giunta. E potrebbe peggiorare: ci sono altri 36 «idonei», quelli del concorso interno per dirigenti amministrativi che, sopravanzati dai dirigenti a termine, stanno pensando di bussare alla giustizia amministrativa.

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