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«Contro i pirati meglio il microcredito che le cannonate»

«Contro i pirati meglio il microcredito che le cannonate»

Yusuf Mohamed Ismail Bari-Bari è l’ambasciatore del governo somalo presso la sede Onu di Ginevra. Sul sequestro corsaro dei marinai italiani racconta il punto di vista di Mogadiscio.
Chi sono e cosa vogliono i pirati che hanno sequestrato il rimorchiatore d’altura italiano ed il suo equipaggio?
«Non esiste lo stereotipo del corsaro nero con la benda sull’occhio. Per capire la situazione bisogna tener conto della reazione delle comunità costiere alla pesca di frodo internazionale di fronte alle coste somale e allo scarico di rifiuti tossici. Questa è una vera e propria “pirateria gemella”. I pescatori non solo si vedevano sottrarre il loro mezzo di sostentamento, ma venivano pure tenuti a distanza a volte con l’uso di armi da fuoco. Noi somali siamo i primi responsabili della distruzione del Paese, ma non gli unici».
Vuol dire che i pirati non esistono?
«Facendo leva sul malcontento della popolazione e l’impotenza delle istituzioni, miliziani ed altri hanno approfittato intravedendo una possibilità di lucro».
Ha notizie dei marinai italiani trattenuti nel nord della Somalia?
«Stanno bene e non vedo per quale motivo qualcuno gli dovrebbe fare del male».
Perché è stato abbordato il rimorchiatore italiano?
«Non perché issava il tricolore. Sembra che l’obiettivo fossero due pescherecci egiziani (pure sequestrati, n.d.a.), che lanciavano le reti sotto costa ed erano già stati avvertiti. Il rimorchiatore deve essersi trovato in quella zona di mare nel momento sbagliato».
L’equipaggio è bloccato nel Puntland, la regione semi autonoma della Somalia settentrionale. Cosa state facendo per risolvere la situazione?
«Gli anziani del posto sono stati coinvolti subito dagli stessi che hanno bloccato il rimorchiatore. L’amministrazione locale si sta adoperando per trovare una soluzione nel modo più corretto possibile. Nonostante in passato le autorità somale ed in particolare del Puntland avessero più volte chiesto che non venissero pagati riscatti in queste ore sono in corso offerte di denaro a chi ha fermato il “Buccaneer” mettendo in difficoltà l’azione delle istituzioni regionali».
I pirati hanno complici al di fuori della Somalia?
«È evidente che qualcuno segnala la partenza o il transito delle navi mercantili. Inoltre ci sono dei mediatori all’estero che fanno transitare il denaro sui circuiti internazionali».
Ritiene che l’invio di navi da guerra della comunità internazionale al largo della Somalia sia efficace?
«Penso che sia meglio una reale cooperazione tra le autorità somale e la comunità internazionale interessata alla stabilità di una delle vie marittime più strategiche del mondo».
È vero che il governo somalo chiede aiuto per costituire una guardia costiera di tremila uomini?
«Non solo: ci vuole pure un’unità di protezione ambientale, oltre a micro crediti a favore delle comunità costiere e joint venture con i pescatori locali per accedere ai mercati ittici internazionali.

Questo piano costerebbe infinitamente meno della mega operazione militare di pattugliamento del mare che è attualmente in corso».

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