(...) molto meno. Per restare agli ultimi dieci anni ricordo lo striscione «11 Palmieri», o come la tifoseria impazzì per gli acquisti di Carmine Esposito o Pasquale Luiso negli anni bui della serie B. Senza voler mancare di rispetto a professionisti del pallone, ma dobbiamo continuare a distinguere la seta dagli stracci.
«Antonio Cassano non è luomo decisivo»: è il ritornello di molti, ma proprio non riesco a capire come si possa imputare al talento di Bari Vecchia la responsabilità sulla eliminazione dalla Champions League. Anche perché senza di lui quel quarto posto non sarebbe mai arrivato. Cè anche chi dice che la Sampdoria il traguardo labbia raggiunto grazie ad una striscia di risultati utili raccolti nel periodo dellembargo delneriano. Però poi dimentica di citare le partire con Inter, Juventus, Genoa, Milan, Roma, Palermo (solo per dirne alcune) dove senza le sue giocate non si sarebbe fatta molta strada.
Antonio Cassano è la crema che aggiunge qualità alla torta, è il romanticismo per chi ama il gioco del calcio, è quello per il quale vale la pena di spellarti le mani in un applauso seguendo le sue geniali intuizioni sul campo. Non sarà la partita di andata nei play off di Champions a farmi pensare che sia un bidone avulso dal gioco, un fenomeno mai sbocciato, eccetera, eccetera. Non sarà, appunto, la ruga sotto locchio destro a non farmi più apprezzare la fidanzata. Ma se nella gara di Brema è dato oggettivo che Fantantonio non abbia inciso, certo non si può dire altrettanto per il ritorno. Poco presente nel gioco blucerchiato? Tanto da servire lassist dell1-0 per Pazzini e con snobismo estremo pungere di tacco per il 3-0. Sul pallone per Pazzini cera scritto «Premi qui» e quel colpo di tacco sembrava la pennellata finale sulla tela: non bastano per dire che lattaccante ha svolto il suo compito?
Mi sa che Cassano abbia abituato troppo bene certa critica con il nasino allinsù.
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