Contro il progetto Gdf-Suez lavoratori francesi in piazza

Alberto Toscano

da Parigi

Il settore pubblico francese dell’energia è stato semiparalizzato ieri dallo sciopero dei dipendenti dei gruppi Edf (elettricità) e Gdf (gas) contro un progetto del primo ministro Dominique de Villepin concepito - in nome del cosiddetto «patriottismo economico» - contro le ambizioni transalpine di Enel. Lo scorso febbraio il capo del governo ha annunciato la fusione Gdf-Suez in modo da bloccare una possibile Opa italiana su quest’ultimo gruppo.
Ma tale fusione può essere realizzata solo privatizzando Gdf, circostanza che implica il varo di una legge ad hoc. Attualmente l’Assemblea nazionale sta discutendo il disegno di legge di iniziativa governativa sulla privatizzazione del gruppo pubblico del gas, ma la situazione è complicata sia dalla raffica di emendamenti (circa 140mila) presentati dalle opposizioni di sinistra sia dalla spaccatura all’interno stesso della maggioranza di centrodestra. La mancata approvazione della legge manderebbe in alto mare i piani «patriottici», ossia protezionistici, di Villepin e restituirebbe a Enel preziosi spazi di manovra sulla via della propria espansione in ambito europeo.
La giornata di sciopero di ieri da parte dei dipendenti pubblici dell’elettricità e del gas era molto attesa in quanto test sull’asprezza dell’opposizione sindacale al disegno di legge in discussione in Parlamento. In tutto il Paese si sono svolte manifestazioni con miglaia di partecipanti. A Parigi ha sfilato contro il governo persino un deputato della maggioranza, secondo il quale decine di altri parlamentari del centrodestra sono pronti a bloccare la fusione tra Gdf e Suez.

In queste condizioni il primo ministro Villepin, legatissimo al presidente della Repubblica, Jacques Chirac, potrebbe mettere la fiducia sul disegno di legge, ma una scommessa del genere non farebbe che riattizzare le polemiche e le manifestazioni sindacali.

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