«La sentenza su Vittorio Feltri è una gravissima offesa all’intelligenza degli italiani». Margherita Boniver, deputata Pdl e presidente del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione degli accordi di Schengen e in materia d’immigrazione, non usa giri di parole. «La decisione dell’Ordine dei giornalisti è inaudita, è roba da Russia sovietica».
Come se ne esce, secondo lei?
«Riproponendo con forza l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti. L’anno scorso, non ieri, io ed altri colleghi abbiamo depositato un disegno di legge alla Camera. Abolirlo è un’esigenza improcrastinabile».
C’è in gioco la libertà di stampa, secondo lei?
«L’idea stessa che nel Terzo millennio, nell’era di internet e dei blog, ci sia un tribunale di modesti sinistri che possa censurare un giornalista è offensivo. Fa ridere, per non dire che fa piangere. Ma mi permette di fare un ragionamento?».
Certo...
«Il caso Feltri fa il paio con il caso di tutt’altro tipo come quello di Roberto Saviano, e anche in quel caso qualcuno ha evocato la censura per l’autore di Gomorra. Sono due modi di agire entrambi sbagliati».
Il problema è che Saviano ha accusato la Lega Nord di essere interlocutore della ’ndrangheta dalla tv di Stato...
«Sì, ma l’idea stessa della censura è offensiva. E poi, ancora stiamo a parlare di servizio pubblico?»
In che senso, scusi?
«L’idea che ho io è un po’ quella americana. Canali riservati alla comunicazione istituzionale, senza inseguire lo share. Il fatto che Viale Mazzini ci abbia messo un bel po’ prima di concedere la replica a Maroni non le dice niente?».
Il Giornale ha fatto una campagna contro il canone...
«Sono d’accordissimo. Ormai è palese che la tv di Stato sia grottescamente sbilanciata a sinistra, con questo puerile slogan “abbattiamo il tiranno” che si ripete di trasmissione in trasmissione...».
Il Pd ha chiesto di imbavagliare Il Giornale perché scriviamo Silvio nei titoli...
«Ah ah ah (ride), l’opposizione... Lei dovrebbe farsi un salto a Montecitorio, ormai qui è un luna park».
Così fa ridere anche me, però...
«Un giorno sì e uno no si chiedono le dimissioni dell’uno o dell’altro ministro e poi si fanno queste proposte ridicole contro i giornali ostili. Dagli slogan puerili alla demenza senile. Continuino così. Gli elettori, se si andasse alle urne, sanno già come regolarsi...».
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