RomaAndare avanti in maniera compatta. Attendere le nuove mosse della magistrattura, che arriveranno, è inevitabile. E replicare colpo su colpo, senza però pensare ad un Lodo terza maniera, che aprirebbe una lunga e tortuosa strada parlamentare. Bisogna puntare, invece, al consenso popolare, con lobiettivo, più o meno dichiarato, di fare filotto alle prossime Regionali. In modo da sfruttare al meglio il nuovo «boomerang» scagliato contro il Cavaliere. Che inevitabilmente, come spiega Umberto Bossi, «diventerebbero le Politiche», trasformandosi in un referendum su Berlusconi.
Insomma, altro che dimissioni e crisi di governo. Lobiettivo futuro da perseguire, poche ore dopo la pronuncia della Consulta, è quello di farsi scudo, semmai, con la voglia di cambiamento voluta dagli italiani. E approvare magari in anticipo, prima della scadenza della legislatura, il programma elettorale. Grazie pure alla discesa in piazza del popolo del centrodestra - ipotesi che viene rilanciata sempre più in queste ore - in modo da dimostrare che la maggioranza è più forte di manovre eversive o golpiste che si voglia.
Detto questo, sugli scenari che si aprono, dopo la bocciatura del Lodo Alfano, ci si muove a tentoni. La botta, a caldo, non è stata ancora metabolizzata del tutto. E passeranno giorni prima che si delinei in concreto la contromossa del Cavaliere. In ogni caso attesa, voluta dallintera maggioranza. E allora, se si va per gradi, la prima consapevolezza è che Silvio Berlusconi dovrà inevitabilmente fare i conti con il processo Mills, anche durante il proprio mandato di premier. Lo pensano tutti, lo dice a chiare lettere il suo legale, Niccolò Ghedini. «Con questa decisione si pretende, contro la volontà popolare, che il presidente del Consiglio, anziché occuparsi dei problemi nazionali ed internazionali, sia costretto quotidianamente a seguire evanescenti processi». E allora, «riprenderemo» i processi finora sospesi, aggiunge il deputato del Pdl, «nella consapevolezza che con un giudice super partes sarà certamente riconosciuta la sua estraneità da qualsiasi ipotesi di reato».
La sensazione, dunque, è che il punto in questione non sia più la mannaia di una condanna. La consapevolezza che adesso possa arrivare (si pronostica già il mese di gennaio come spartiacque) è diffusa. Ma «sarebbe solo di primo grado, quindi non lo potranno fermare così», è il commento ricorrente tra gli ex azzurri, anche se qualcuno rimane convinto che «sarebbe certificata a quel punto una crisi nei rapporti tra poteri istituzionali e saremmo di fronte alla necessità di far sentire il peso delle urne». E allora, visto che lipotesi di elezioni anticipate è davvero minoritaria, nel Pdl si punta a rinsaldare lalleanza con la Lega (inequivocabili le parole di sostegno pronunciate dal Senatùr, pronto a far scendere in piazza i suoi se necessario) e la trasparenza ritrovata nel rapporto tra il premier e Gianfranco Fini. Che ha sentito al telefono pure ieri, per rispondere per le rime a quella «sentenza politica» pronunciata dalla Corte costituzionale. Con lobiettivo di potersi in qualche modo rivalere alle Regionali di marzo.
E allora, forti del consenso della gente - è questo il principio di partenza da cui nasce ogni scenario futuro - la maggioranza adesso è a un punto di svolta. Di certo, lidea di ripresentare un nuovo Lodo, attraverso una revisione della Carta, non è verosimile. «Non abbiamo intenzione di seguire la via della legge costituzionale - chiarisce il Guardasigilli, Angelino Alfano - che aprirebbe il campo allipotesi dellimmunità parlamentare, che non è nella nostra agenda. Su questo problema rifletteremo durante lufficio politico del Pdl, convocato per domani dal presidente Berlusconi».
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