Eleonora Barbieri
I soldi fanno bene anche allambiente. E i paesi più ricchi sono, anche, quelli dove gli alberi vivono meglio. Le foreste non danno retta alle minacce degli ambientalisti e, a dispetto dei pronostici, negli ultimi anni sono cresciute, soprattutto nelle nazioni benestanti. Un gruppo di scienziati finlandesi si è impegnato a calcolare gli ettari di superficie, la densità e la dimensione delle piante e, alla fine, è giunto alla conclusione che, dal 1990 al 2005, le foreste sono in espansione.
Gli esperti dellUniversità di Helsinki hanno pubblicato il loro studio sulla rivista americana Proceedings of the national academy of sciences. «Forest identity», cioè l«identità delle foreste», rivela che, in 22 dei cinquanta paesi più verdi al mondo, la riforestazione funziona. In Cina e negli Stati Uniti, ad esempio, dove sono stati registrati i maggiori guadagni. In Connecticut, nel 1860 le foreste rappresentavano il 30% della superficie. Poi, allinizio del 900, cè stato un «periodo di transizione», il passaggio graduale verso la riforestazione. Così, nel 2002, in Connecticut la superficie forestale era già salita al 60%: il doppio rispetto a metà Ottocento.
Non tutte le aree sono così verdi: in Texas la transizione è cominciata solo quattro anni fa. Ma anche in Cina la porzione di territorio boschivo è aumentata, passando dai 96 milioni di ettari alla fine degli anni 70 ai 143 milioni di ettari del 2000. Fra il 1990 e il 2005, la percentuale di foreste è cresciuta anche in Vietnam, mentre è diminuita drasticamente in Indonesia e nelle Filippine (che, insieme alla Nigeria, hanno fatto registrare il risultato peggiore). Il continente asiatico ha perso, in totale, 792mila ettari verdi fra il 90 e il 2000 ma, negli ultimi cinque anni, ne ha già recuperati oltre un milione. E altri paesi asiatici - sostengono gli esperti - attraverseranno un periodo di transizione nei prossimi trentanni. Le previsioni, quindi, sono positive, nonostante dal Brasile continuino ad arrivare pessime notizie. Nel paese sudamericano, infatti, le foreste tropicali sono ancora diminuite. Eppure, secondo gli studiosi, si registrerebbe una specie di compensazione in altre aree, come lAmercia centrale e la Repubblica Dominicana. Anche i francesi possono godere di aree verdi sempre più vaste: dopo una lunga transizione, fra il 1830 e il 1960, le foreste sono aumentate di un terzo e, negli ultimi anni, sono cresciute ancora del 25%.
In Giappone, la superficie forestale non aumenta dalla fine della Seconda guerra mondiale ma, nel paese del Sol Levante, il dato positivo riguarda la densità. Gli esperti di Helsinki, infatti, hanno preso in considerazione non solo larea ricoperta dagli alberi ma, anche, la loro densità per ettaro e le loro dimensioni: perché le foreste sono tali se le piante sono abbastanza «voluminose» da poter essere utilizzate anche come legname nelle costruzioni. Polmoni veri, quindi, in grado di assorbire le emissioni di anidride carbonica. Il pericolo è rappresentato, piuttosto, dalla povertà, e dalle colture estensive. Nei paesi con un prodotto interno lordo pro capite superiore ai 4.600 dollari, lespansione delle foreste è una realtà. Perché sono protette e tutelate, e perché lagricoltura sfrutta le tecnologie più innovative, anziché nuovi terreni. Anche in Italia, come ha messo in luce un rapporto della Fao, la superficie forestale è in costante aumento dal 1990, tanto da rappresentare il 5% di quella totale europea. Pini e abeti - secondo le misurazioni del Corpo forestale - occupano oltre dieci milioni di ettari su 30 milioni: un terzo del territorio italiano. «I principali ostacoli alla transizione - hanno spiegato gli autori - sono le popolazioni povere in aumento, che utilizzano il legno per cucinare, lo vendono o lo distruggono per coltivare».
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