Cronache

La controreplica La caserma intitolata al «non eroe» fascista

del Gruppo Pd della Provincia di Genova

Cambiare il nome della caserma di Lavagna è un dovere da parte di coloro che si riconoscono nei valori fondanti del nostro Stato Democratico. Quando infatti si dà un nome ad un edificio che rappresenta lo Stato, il nome che si sceglie viene proposto quale simbolo e sintesi dei valori dello Stato stesso. La nostra forma di Stato è una Repubblica Democratica che poggia le sue basi sulla Costituzione nata dalla Resistenza Antifascista e Antinazista. Non è possibile quindi intitolare un edificio di Stato a chi, a qualunque titolo, si sia identificato con una istituzione antidemocratica, antipartigiana e filonazista quale fu appunto la Repubblica di Salò, perché è in contrasto con l’essenza stessa della nostra Repubblica Democratica.
Questo vale per tutti coloro che hanno negato e anche combattuto, in qualunque forma, in qualunque tempo, lo Stato Democratico.
Aderire o no alla Repubblica di Salò è stata per molti italiani una tragica scelta: coloro che decisero di non aderirvi pagarono a volte con la vita il prezzo dei loro ideali. Altri subirono abusi ed ingiustizie, persero il lavoro e vennero denunciati, deportati, perseguitati. Tutto questo nel nome di una ideologia aberrante: autoritaria, razzista, liberticida.
Per rispetto a queste vittime non possiamo quindi disconoscere la storia, riscriverla e distorcerla magari per compiacere quel vento revisionista che da qualche tempo soffia da destra.
Menechini, secondo quanto riportano le cronache dell’epoca, fu vittima di un incidente, oppose resistenza all’arresto e nella colluttazione che ne seguì perse la vita. Questo però non ne fa un eroe, e non cancella la sua appartenenza all’ideologia fascista e nazista che la nostra Repubblica ha sconfitto, speriamo per sempre.

Occorre avere pietà per i morti, ma ricordare con esattezza i fatti è indispensabile per rendere a tutti i giusto omaggio.

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