Convertiti celebri in extremis. L’elenco è affollato e i dubbi tanti. A lungo si sono trascinate le polemiche sulla (presunta?) conversione alla fede cristiana prima di morire del fondatore del Partito Comunista Antonio Gramsci. Quelle di Giovanni Papini e Pitigrilli provocarono una specie di terremoto delle coscienze. E molta sorpresa destarono i funerali religiosi chiesti da Luchino Visconti e dal filosofo Ugo Spirito. Pirandello, Saba e Silone si dice furono «vicini» a ricongiungersi a Cristo, senza però raggiungere il traguardo, neppure in extremis. E c’è la controversia su Malaparte, tirato da una parte e dell’altra, sul letto di morte, da un sacerdote e un esponente del Pci. E ha fatto epoca la conversione del pittore Renato Guttuso, che spiazzò l’intellighenzia italiana. Enigmatica invece la «fine» di Leonardo Sciascia il quale, a giudicare dalla epigrafe scelta per la tomba, sembra aver abiurato gli illuministi per schierarsi all’ultima ora dalla parte di Pascal.
Recentissima infine la rivelazione del figlio di Giorgio Caproni: «Vorrei sfatare una volta per tutte la presunta irreligiosità di mio padre. Non era ateo. Nella seconda stagione della vita iniziò un colloquio con Dio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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